Nel contesto della costante ricerca di soluzioni sostenibili per il sistema previdenziale italiano, si fa sempre più strada una nuova proposta che potrebbe cambiare significativamente lo scenario della pensione anticipata a partire dal 2026. Si tratta di un’ipotesi che prevede la possibilità di accedere alla pensione a 64 anni, ma con una penalizzazione temporanea sull’assegno.
Una misura che si ispira, almeno parzialmente, all’impostazione già contenuta nella proposta Tridico, mai concretamente attuata, ma molto apprezzata da diverse fasce di lavoratori.
Pensione a 64 anni? Un compromesso tra sostenibilità e flessibilità
Il dibattito sulla prossima riforma delle pensioni ruota attorno a un nodo centrale: la sostenibilità finanziaria.
L’introduzione generalizzata della Quota 41 per tutti appare al momento difficilmente realizzabile, così come l’approvazione di un meccanismo di pensionamento anticipato privo di penalizzazioni economiche.
In questo contesto, la proposta che prende piede è quella di un’uscita dal mondo del lavoro a 64 anni. Una soluzione subordinata a una riduzione provvisoria dell’importo pensionistico. Questa misura non solo rappresenterebbe un compromesso accettabile tra le esigenze dei conti pubblici e quelle dei lavoratori più affaticati. Infatti, costituirebbe anche un’evoluzione significativa rispetto alle opzioni attualmente previste.
Come funzionerebbe la pensione a 64 anni
Secondo le indiscrezioni, il meccanismo prevederebbe che, una volta compiuti i 64 anni, il lavoratore possa ritirarsi ricevendo però esclusivamente la parte contributiva del trattamento pensionistico. La componente retributiva, che incide in modo più sostanziale sull’ammontare dell’assegno, verrebbe riconosciuta solo al raggiungimento dei 67 anni (previsti attualmente per la pensione di vecchiaia). In questo modo, il peso economico della misura per le casse dello Stato risulterebbe decisamente inferiore rispetto ad altre ipotesi di pensionamento anticipato.
La penalizzazione con una pensione a 64 anni, dunque, non sarebbe permanente, ma limitata a un arco temporale ben definito: i tre anni che separano i 64 dai 67 anni. Una formula che garantirebbe, almeno in prospettiva, il pieno riconoscimento della pensione maturata, pur offrendo la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro a chi non riesce più a sostenere ritmi e condizioni occupazionali gravose.
Estensione anche ai contributivi misti
Uno degli aspetti più innovativi di questa proposta di pensione a 64 anni riguarderebbe la platea dei potenziali beneficiari. Se confermata, la misura potrebbe essere estesa anche a coloro che hanno versato contributi prima del 1996. Attualmente, questi lavoratori sono esclusi dal regime della pensione anticipata contributiva, riservata esclusivamente a chi ha iniziato a versare contributi dopo quella data. L’allargamento della platea costituirebbe, quindi, un’importante svolta in termini di equità e inclusione, andando a colmare una storica lacuna normativa.
Questo punto, in particolare, si ricollega alle recenti indicazioni provenienti dall’INPS, che ha sottolineato la necessità di riformare il sistema pensionistico secondo criteri di sostenibilità economica, ma anche di equità intergenerazionale e flessibilità di accesso.
Un’ipotesi vantaggiosa anche per i conti pubblici
La proposta della pensione a 64 anni con penalizzazione a tempo risponderebbe, inoltre, a una logica di razionalizzazione delle risorse.
Dal momento che l’assegno pieno verrebbe erogato solo al compimento dei 67 anni, l’esborso pubblico risulterebbe più contenuto, rendendo la misura sostenibile anche in un contesto di bilancio rigido.
Questo rappresenterebbe un vantaggio evidente per lo Stato, ma anche per i lavoratori che, pur accettando una riduzione temporanea del reddito pensionistico, avrebbero comunque la certezza di ottenere l’importo pieno al termine del periodo di transizione.
Pensione a 64 anni: il punto di vista dei lavoratori
Le prime reazioni emerse tra i lavoratori sembrerebbero evidenziare un certo interesse verso questa possibile novità. L’idea di una pensione a 64 anni con penalizzazione limitata nel tempo viene vista da molti come una soluzione ragionevole. Soprattutto per coloro che si trovano in condizioni lavorative particolarmente usuranti. O che affrontano difficoltà fisiche e psicologiche a mantenere un’attività lavorativa continuativa fino all’età standard prevista attualmente.
A differenza di misure come l’Opzione Donna, che prevedono tagli permanenti all’assegno pensionistico, questa proposta offrirebbe, invece, una prospettiva di recupero integrale della pensione nel medio periodo. Si tratta quindi di una forma di penalizzazione più “morbida” e probabilmente più accettabile per la maggior parte dei lavoratori.
Il precedente della proposta Tridico
Non è la prima volta che si discute una misura simile. Già in passato, l’ex presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, aveva avanzato un progetto basato su un principio analogo. Ovvero consentire un ritiro anticipato basato solo sulla quota contributiva e rinviare la parte retributiva a una seconda fase. Tuttavia, nonostante l’interesse suscitato, tale proposta non ha mai ricevuto il via libera legislativo.
L’attuale scenario politico e finanziario potrebbe però rivelarsi più favorevole grazie anche alla spinta di una crescente consapevolezza sociale sulla necessità di rendere più flessibile l’accesso alla pensione in modo compatibile con le diverse carriere lavorative.
La pensione a 64 anni: proposta coerente con l’evoluzione del sistema
In definitiva, l’ipotesi della pensione a 64 anni con penalizzazione provvisoria rappresenterebbe una delle poche soluzioni realisticamente percorribili nel breve-medio periodo. Essa cerca di conciliare le esigenze dei lavoratori con i limiti di spesa pubblica, introducendo una modalità di pensionamento anticipato che non pregiudichi in maniera definitiva l’importo dell’assegno.
Se sarà inserita all’interno della riforma pensionistica prevista per il 2026, questa proposta potrebbe segnare un punto di svolta nella costruzione di un sistema previdenziale più flessibile, inclusivo. E in grado di rispondere alle reali esigenze della popolazione lavorativa italiana.
Riassumendo
- Possibile pensione a 64 anni con penalizzazione temporanea fino ai 67 anni.
- Prevista erogazione iniziale solo della quota contributiva dell’assegno pensionistico.
- Misura più sostenibile rispetto ad altre opzioni di pensionamento anticipato.
- Estensione possibile anche ai lavoratori con contributi versati prima del 1996.
- Penalizzazione non permanente, ma limitata a un periodo di tre anni.
- Proposta accolta positivamente da molti lavoratori vicini all’età pensionabile.