La nuova manovra di bilancio 2025 porta con sé delle novità poco incoraggianti per i pensionati italiani che hanno scelto di vivere all’estero. A partire dal prossimo anno, infatti, il governo prevede di intervenire sull’indicizzazione delle pensioni, limitando l’aumento annuale per l’inflazione. IN sostanza la misura limiterebbe l’adeguamento pensione all’inflazione italiana (c.d. perequazione automatica) solo a chi percepisce il trattamento minimo.
Questa misura, se confermata, rappresenterebbe una stretta che potrebbe ridurre il potere d’acquisto di chi vive fuori dall’Italia e riceve un assegno pensionistico dallo Stato italiano.
Pensionati all’estero: stop rivalutazione con eccezzioni
L’indicizzazione, o rivalutazione delle pensioni, ricordiamo, è quel meccanismo che consente agli assegni pensionistici di adeguarsi periodicamente all’inflazione, compensando parzialmente l’aumento del costo della vita. Grazie a questo sistema, il valore delle pensioni viene preservato nel tempo, mantenendo un potere d’acquisto più stabile anche in un contesto economico inflazionistico.
Quindi, nel 2025 questo aumento potrebbe non essere applicato per i pensionati residenti all’estero, ad eccezione di chi riceve pensioni minime. Di fatto, questa categoria di pensionati si troverebbe a fare i conti con assegni pensionistici congelati, mentre i prezzi dei beni e servizi continuano a salire.
Ricordiamo che i pensionati all’estero sono chiamato alla campagna di esistenza in vita. Un adempimento necessario per continuare a ricevere la pensione dall’Italia.
La misura non è ancora certa
Al momento, la proposta di bilancio 2025 è ancora in fase di discussione nelle aule parlamentari. La decisione finale spetterà al Parlamento italiano, che dovrà approvare il testo definitivo entro il 31 dicembre 2024. Fino a quel momento, non c’è certezza assoluta sull’effettiva applicazione di questa stretta, ma le premesse indicano una forte probabilità che diventi realtà.
L’approvazione del testo comporterebbe un cambiamento significativo per molti italiani che risiedono nei paesi esteri, in particolare nelle nazioni dove il costo della vita è elevato. Si parla di una misura che impatterebbe su migliaia di pensionati italiani residenti fuori dai confini nazionali, molti dei quali si trovano in Europa, nelle Americhe e in Asia. Questi pensionati spesso scelgono di vivere all’estero per vari motivi: dal desiderio di ricongiungersi con familiari, alla ricerca di un ambiente più tranquillo o di un clima più mite, fino alla volontà di sfruttare una fiscalità agevolata. In questi contesti, una mancata indicizzazione potrebbe portare una nuova difficoltà economica, rendendo più onerosa la gestione delle spese quotidiane.
Gli impatti della mancata indicizzazione: chi rischia di più?
La decisione di escludere i pensionati all’estero dalla rivalutazione pensionistica, limitandola solo ai trattamenti minimi potrebbe generare conseguenze a lungo termine per chi percepisce assegni più alti. L’inflazione, che in molte economie mondiali sta tornando a livelli elevati, erode rapidamente il potere d’acquisto. Senza l’adeguamento, i pensionati all’estero rischiano di subire un peggioramento nel loro standard di vita. In particolare nei paesi con un costo della vita in crescita.
In paesi come la Spagna o il Portogallo, due mete popolari per i pensionati italiani, l’aumento dei prezzi negli ultimi anni ha già avuto un impatto tangibile sulle spese di base come la sanità, gli affitti ei beni di consumo quotidiano. Anche in altri stati, come gli Stati Uniti o il Canada, la rivalutazione risulta spesso fondamentale per far fronte all’aumento dei costi sanitari, assicurativi e di servizi.
Questa misura potrebbe influenzare maggiormente chi ha pensioni medio-alte, poiché la qualità della riduzione ha un impatto più pronunciato sulla qualità della vita. Chi riceve pensioni minime, tuttavia, sarebbe esentato dalla stretta, un’eccezione pensata per garantire una tutela minima per i redditi più bassi.
Stretta per i pensionati all’estero: i motivi della misura
Uno dei motivi principali alla base di questa misura è la necessità del governo italiano di contenere la spesa pubblica. L’indicizzazione delle pensioni rappresenta una voce di spesa significativa, e l’esclusione dei pensionati all’estero mira a ridurre il carico finanziario dello Stato.
Questa scelta potrebbe inoltre rispondere a una percezione diffusa secondo cui i pensionati italiani all’estero beneficiano di vantaggi non disponibili per i residenti in Italia, come una pressione fiscale spesso più bassa. Tuttavia, per molti pensionati, soprattutto quelli che vivono con pensioni basse o medie, il mancato adeguamento all’aumento rischia di trasformarsi in un sacrificio economico considerevole. La misura potrebbe portare a valutare la possibilità di far rientro nel bel Paese.
Riassumendo.
- Manovra di bilancio 2025 non applicherebbe l’indicizzazione pensioni per italiani all’estero, tranne per chi riceve pensioni minime.
- La proposta è ancora in fase di approvazione parlamentare, esito entro fine 2024.
- L’indicizzazione mancante riduce il potere d’acquisto, specie nei paesi con alta vendita.
- L’obiettivo è contenere la spesa pubblica riducendo i costi delle pensioni all’estero.
- La misura potrebbe spingere i pensionati all’estero a valutare alternative o ritorno in Italia.