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Oggi: 05 Dic, 2025

La patrimoniale di Landini, chi la vuole e chi no e perché

Il segretario della CGIL, Maurizio Landini, ha proposto una patrimoniale che divide il mondo politico. Governo Meloni fortemente contrario.
4 settimane fa
3 minuti di lettura
Patrimoniale secondo Landini
Patrimoniale secondo Landini © Licenza Creative Commons

In Italia si torna a parlare di patrimoniale e questa volta l’idea è arrivata da Maurizio Landini, segretario della CGIL. Mentre l’esame in Parlamento della legge di Bilancio per il 2026 entra nel vivo questa settimana con gli ultimi giorni utili per presentare gli emendamenti, il leader della principale organizzazione sindacale ha proposto la sua. Bisognerebbe introdurre un’imposta dell’1,3% sui patrimoni netti sopra 2 milioni di euro. Lo stato ne ricaverebbe un gettito annuale di 26 miliardi, che potrebbe destinare al finanziamento di sanità, politiche abitative e per la non autosufficienza. A pagare sarebbe l’1% degli italiani.

Patrimoniale di Landini: favorevoli e contrari

Le reazioni nel mondo politico sono state immediate.

La premier Giorgia Meloni è intervenuta sui social per rassicurare che con il suo governo la patrimoniale proposta da Landini non ci sarà mai. Dal Partito Democratico di Elly Schlein non c’è stata una presa di posizione netta a favore, mentre il Movimento 5 Stelle ha fatto presente che l’ipotesi “non è all’ordine del giorno”.

Cos’è l’imposta sui patrimoni

La patrimoniale lanciata da Landini non è una novità assoluta nel dibattito italiano. Anzi, se ne parla ciclicamente e alla fine non si arriva mai a una soluzione condivisa e definitiva. L’idea è accarezzata dalla sinistra e avversata dalla destra. Di cosa si tratta nel dettaglio? I dettagli dell’attuale proposta non sono stati resi noti. In generale, è un’imposta che grava sui patrimoni (immobili, beni mobili registrati e asset finanziari) e non sui redditi. L’obiettivo sarebbe di far contribuire in misura maggiore al fisco le famiglie che dispongono di maggiori ricchezze, superando i noti problemi relativi all’evasione fiscale in fase di formazione dei redditi.

Il problema della patrimoniale di Landini è che esiste già. Di fatto, oggi in Italia tutti i risparmi, gli investimenti e i beni posseduti sono oggetto di tassazione. Ad esempio, paghi il canone sui depositi bancari, l’IMU sugli immobili diversi dalle prime case (non di lusso), la Tobin tax in fase di trading, il bollo sul possesso di auto, motocicli e imbarcazioni, ecc. Una patrimoniale vera e propria, quindi, servirebbe a stangare ulteriormente asset già stangati.

Problemi in fase di attuazione

Perché la patrimoniale di Landini convince poco, al di là delle appartenenze politiche? I patrimoni sono alimentati dai risparmi, i quali a loro volta sono ciò che resta di un reddito (tassato) dopo averlo in parte consumato (tassato ancora). Intervenire a valle, oltre che a monte, disincentiva la stessa creazione della ricchezza. Inoltre, il pagamento dell’imposta può diventare complicato in assenza di liquidità. Immaginate una famiglia che ha uno o più immobili per un valore di mercato complessivo di diversi milioni di euro. Dovrebbe pagare al fisco decine di migliaia di euro, che non è detto che disponga in forma liquida. Potrebbe dover disinvestire da azioni, obbligazioni, fondi, ecc., al solo fine di pagare.

Tutto questo scoraggerebbe in partenza non solo l’accumulo della ricchezza, bensì gli stessi investimenti. Anziché progredire, l’economia italiana andrebbe indietro.

Per non parlare del fatto che i titolari di grossi patrimoni cercherebbero di sfuggire al fisco portandoli all’estero. Se è vero che i beni immobili fisicamente non possano espatriare, d’altra parte possono essere venduti a terzi con inevitabile tracollo delle quotazioni. Accadde nel 2012 con il super-bollo per le auto di grossa cilindrata e l’imposta sulle imbarcazioni. Entrambi i comparti andarono in crisi.

Patrimoniale non proposta esclusiva di Landini

Landini non ha l’esclusiva sulla patrimoniale in questa fase. Se ne discute in varie parti d’Europa, soprattutto in Francia con la “tassa Zucman“. I socialisti si sono visti bocciare la loro proposta, che avrebbe stangato al 3% i patrimoni sopra 10 milioni. Il fragilissimo governo di Sébastien Lecornu ha respinto una simile ipotesi per non incentivare la fuga dei milionari all’estero. I fautori di queste misure pongono l’accento sulle presunte maggiori entrate, mentre i loro oppositori ne rimarcano la natura effimera. Una volta introdotta, la patrimoniale spingerebbe le famiglie a neutralizzare l’imposta con reazioni di varia natura. Il gettito non è quasi mai in linea con le stime. In Francia, dai 15-20 miliardi ipotizzati dall’economista Gabriel Zucman, calcoli più realistici non vanno oltre i 5 miliardi.

La patrimoniale serve a Landini per marcare il territorio a sinistra. Egli sa benissimo che non verrebbe mai approvata né oggi e né con ogni probabilità sotto un governo di centro-sinistra. La propaganda è una cosa, legiferare un’altra. Eppure, nell’immaginario pubblico non c’è niente di più ringalluzzente per le opposte fazioni partitiche del campo fiscale. Destra e sinistra possono ridefinire anche questa volta le rispettive identità.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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