Quando la finestra della Loggia di San Pietro si è aperta ieri sera, a distanza di quasi un’ora dalla fumata bianca, un po’ tutti ci aspettavamo che il protodiacono cardinale Pericle Felici avrebbe annunciato con la formula latina l’elezione di Pietro Parolin, attuale segretario di stato della Città del Vaticano. Se il Conclave era stato capace in appena 24 ore di trovare il nuovo successore di Pietro, evidentemente la scelta era ricaduta sul candidato più forte di cui la stampa discuteva da giorni. Invece, lo choc: “… dominum Robertum Franciscum”. E già qui si era capito che non fosse Parolin. “Cardinalem Prevost, cui sibi nomen imposuit Leonem Decimum Quartum”. E’ Robert Francis Prevost, cardinale di Chicago, che ha scelta il nome di Papa Leone XIV.
Papa Leone XIV infrange tabù
Ha vinto un outsider o un “underdog” e nessuno lo ha visto arrivare, per dirla con un’espressione diventata di moda nel dibattito politico italiano. E’ il primo Santo Padre nordamericano. Viene meno una delle certezze che avevamo fino a poche ore fa. Mutuando un’espressione biblica, pensavamo che sarebbe stato più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che un nordamericano venisse eletto Papa. Gli Stati Uniti sono già superpotenza, hanno tutto e non possono pretendere anche di guidare la Chiesa Cattolica. E’ avvenuto. Il Conclave ha infranto l’ennesimo tabù, segnalando di non temere nulla e nessuno su questo pianeta. Un segno apparente di forza e coraggio.
Precedenti illustri con lo stesso nome
Che Papa sarà Leone XIV? Lo scopriremo solo vivendo.
Ma già dal nome scelto per ricoprire la sua missione, il cardinale Prevost qualcosa la suggerisce. Egli si rifà a Leone XIII, che fu il primo pontefice senza regno, essendo stato eletto dopo la breccia di Porta Pia. A lui si deve la prima e ad oggi più grande enciclica per importanza: il De Rerum Novarum. Quel testo è centrale per i cattolici di tutto il mondo, perché diede vita alla dottrina sociale della Chiesa. Fu la reazione al socialismo che si diffondeva e che decenni dopo sarebbe culminato nella nascita dei regimi comunisti. Ma non da posizioni restauratrici, bensì difendendo il lavoratore e mettendo al centro dell’economia la persona umana.
Possiamo affermare che Papa Leone XIII riuscì nell’impresa di offrire ai fedeli un’alternativa al comunismo senza mettere in discussione il capitalismo, ma integrandolo con una visione più “umano-centrica” e meno imperniata sul profitto come obiettivo in sé. Il primo Papa Leone, invece, nel quinto secolo fermò i barbari di Attila e con il Concilio di Calcedonia affermò alcune verità della fede cristiana. E Papa Leone X nel sedicesimo secolo fu colui che scomunicò Martin Lutero, monaco agostiniano, cioè appartenente allo stesso ordine del pontefice appena eletto. Potremmo dedurre che il nuovo pontefice voglia rifarsi ai predecessori nella difesa della dottrina dalle influenze modaiole dei tempi attuali, al contempo innovando senza cedere alle alternative ideologiche delle culture extra-occidentali.
Progressista o conservatore?
Il leone è simbolo di forza e rifarsi a questo animale nel nome indica fermezza. Papa Leone XIV vuole simboleggiare forza in un tempo difficile per la fede, messa in discussione e ignorata nelle società secolarizzate. Di lui sappiamo che è considerato sia progressista che conservatore. Questi termini nella Chiesa hanno scarso significato. E’ progressista quando si batte in favore degli ultimi, come i migranti. La sua lunga missione in Perù fino alla fine degli anni Novanta lo ha forgiato in tal senso. Negli Stati Uniti è percepito come critico dell’amministrazione Trump, anche se non in maniera pregiudiziale e usando parole e toni misurati.
Sul piano della dottrina, invece, egli è conservatore. Strenuo oppositore dell’aborto e contrario alle aperture su temi come matrimoni omosessuali e donne diacono. Da agostiniano tiene molto all’ortodossia, anche se non la declina nella difesa a prescindere dei vecchi riti. Insomma, Papa Leone XIV proseguirebbe l’azione di Papa Francesco nell’andare incontro ai più deboli, ma da posizioni dottrinali più robuste.
Segnale di unità per l’Occidente
A cos’è dovuta la sua nomina? Fermo restando che di quanto accaduto nel Conclave non ne sappiamo nulla, è ipotizzabile che il suo nome sia stato considerato un buon compromesso tra le varie fazioni in campo. Papa Leone XIV può diventare fonte di mediazione tra Europa e Stati Uniti in un momento storico in cui le due parti sembrano andare ognuno per conto proprio. Del resto, “pontefice” deriva dal latino “pontifex”, che significa letteralmente “costruttore di ponti”, termine evocato ieri dallo stesso nel suo primo discorso ai fedeli dopo l’elezione.
Un pontefice nordamericano può essere di aiuto per far tornare all’unità l’Occidente, senza il quale la Chiesa Cattolica non esisterebbe. E allo stesso tempo, Papa Leone XIV può risultare più efficace per il Vaticano nel suo tentativo di fare breccia alla Casa Bianca. Il presidente Donald Trump già ha contattato la Santa Sede nella serata di ieri per organizzare un incontro. Si è detto molto orgoglioso dell’elezione, trattandosi del primo statunitense a ricoprire tale ruolo.
Per lui sarà più difficile ignorare gli eventuali appelli del Santo Padre.
Papa Leone XIV e i conti in rosso del Vaticano
E ricordatevi cosa abbiamo scritto fino a ieri: la Chiesa aveva bisogno di aprirsi al mondo senza abbandonare il suo cuore pulsante per ragioni di bilancio. I conti del Vaticano sono in profondo rosso a causa delle basse donazioni dei fedeli dalle nazioni ricche del pianeta. E gli americani erano stati tra coloro che maggiormente avevano ridotto le offerte nell’era bergogliana. L’elezione di uno di loro può risollevare le sorti finanziarie. E senza soldi non si canta messa, si sa.
Infine, l’elezione di Papa Leone XIV è un po’ uno smacco per l’Europa. Il continente più secolarizzato pretendeva di uscire vincitore dal Conclave, sebbene la fede sia ormai considerata un fenomeno quasi essenzialmente di superstizione nella sua vita pubblica. Chissà che i cardinali non abbiano voluto anche scuotere il Vecchio Continente, segnalando che la Chiesa possa trovarsi nuovi ambiti in cui prosperare. Il Nord America, pur non essendo la patria del cattolicesimo, vive ancora con grande partecipazione la fede, cosa che non avviene da noi da diversi decenni. Sarà stato premiato anche per questo. La sempre più agnostica Europa ha, invece, perso la guida spirituale della Santa Chiesa.