Il tema dei periodi non coperti da contribuzione accompagna molti lavoratori che, nel corso della propria vita professionale, hanno alternato occupazione, cambi di settore o momenti di inattività. Negli ultimi anni una delle misure più discusse in ambito previdenziale è la pace contributiva, uno strumento pensato per chi si trova dentro il perimetro del sistema contributivo puro e necessita di colmare alcune interruzioni della propria storia assicurativa.
Nella pratica, però, la sua applicazione non è universale. Non tutti coloro che hanno dei buchi nella propria carriera possono utilizzarla e il caso analizzato nel testo di partenza lo dimostra chiaramente.
Un esempio tipico per la pace contributiva: contributi prima del 96
Il profilo descritto riguarda un lavoratore con contributi da dipendente dal 1986 al 1996 e, dopo una pausa, nuova attività dal 2002 in avanti come titolare di partita IVA.
Tra la fine del lavoro dipendente e l’inizio dell’attività autonoma si colloca un intervallo completamente privo di accreditamenti.
La domanda principale è se questo spazio vuoto possa essere recuperato tramite la pace contributiva per agevolare l’accesso a un pensionamento anticipato. È proprio un caso che permette di comprendere, meglio di molte spiegazioni teoriche, quali siano i confini reali della misura.
Chi può usare la pace contributiva
La pace contributiva nasce per dare ai lavoratori più giovani o a chi è entrato tardi nel mondo del lavoro la possibilità di rafforzare il proprio montante contributivo.
Il meccanismo consente di riscattare fino a cinque anni complessivi di periodi completamente scoperti, purché tali periodi si collochino nel sistema contributivo e il richiedente non abbia alcun contributo accreditato prima del 1° gennaio 1996.
Questa è la condizione centrale che regola l’accesso alla misura.
Perché nel caso esaminato la domanda non è accoglibile
Nel profilo riportato, il lavoratore possiede versamenti iniziati nel 1986 e quindi ben precedenti alla soglia del 1996. Nonostante il vuoto contributivo esistente, la normativa esclude categoricamente la possibilità di ricorrere alla pace contributiva.
La legge che disciplina il riscatto dei periodi non coperti, contenuta nella riforma 213/2023, conferma infatti che la misura è riservata a chi appartiene pienamente al sistema contributivo puro. Chi, come nel caso analizzato, ha contributi anteriori alla data di riferimento, conserva una parte della pensione calcolata con criteri diversi e non può accedere allo strumento.
Di conseguenza, il soggetto non può utilizzare la pace contributiva per recuperare gli anni mancanti né per avvicinarsi al requisito utile alla pensione anticipata.
Come si presenta la domanda per la pace contributiva
Per chi, invece, rientra nei parametri, la procedura di richiesta è interamente digitalizzata. L’INPS mette a disposizione un servizio telematico attraverso il quale l’interessato, un superstite o un familiare entro il secondo grado può inoltrare la domanda.
Chi preferisce un supporto diretto può rivolgersi:
- al contact center INPS, utilizzando il numero gratuito da rete fissa 803 164 oppure lo 06 164164 da mobile;
- agli enti di patronato e agli intermediari autorizzati, che sfruttano i servizi telematici dell’Istituto per presentare l’istanza.
L’intera procedura richiede la verifica dei requisiti, la scelta dei periodi da riscattare e il calcolo dell’importo necessario, che viene determinato con criteri contributivi e può essere pagato anche a rate.
Una misura disponibile ancora per poco tempo
Un aspetto spesso sottovalutato riguarda la durata dell’agevolazione. La strada non è strutturale: salvo nuove proroghe, il meccanismo della pace contributiva cesserà alla fine del 2025. Questo significa che la platea dei potenziali beneficiari ha un tempo limitato per analizzare la convenienza, valutare i costi e decidere se procedere con la richiesta.
La sua natura temporanea la rende una finestra utile, ma destinata a chiudersi. Chi possiede i requisiti dovrebbe quindi considerare con attenzione se il riscatto dei periodi scoperti può tradursi in un miglioramento effettivo dell’importo futuro o in una possibilità di accesso più rapido alla pensione.
Un’opportunità importante, ma non per tutti
La pace contributiva rappresenta uno strumento prezioso per una categoria precisa di lavoratori: coloro che non hanno mai versato contributi prima del 1996 e intendono riempire delle interruzioni nella propria vita lavorativa. Tuttavia, la misura non può essere utilizzata da chi ha una storia contributiva mista o precedente alla riforma degli anni ’90.
Il caso analizzato dimostra che, pur in presenza di vuoti, la normativa non consente deroghe. Comprendere correttamente i requisiti è quindi fondamentale per evitare di confidare in una possibilità non applicabile alla propria situazione.
Riassumendo la pace contributiva
- La pace contributiva permette di riscattare fino a cinque anni senza contributi.
- È riservata a chi non ha contributi anteriori al 1996.
- Chi ha versamenti prima del 1996 non può usare la misura.
- La richiesta si presenta online all’INPS o tramite patronati.
- La misura è temporanea e scade alla fine del 2025.
- È utile solo per lavoratori interamente nel sistema contributivo puro.