Aggiornare i nuovi massimi per l’oro è diventato uno sport sempre più faticoso da praticare. Neanche il tempo di citare un record che ne arriva un altro. E questa mattina il metallo giallo ha segnato un ennesimo massimo a più di 3.817 dollari per oncia. Sul Comex le consegne per dicembre sono arrivate a scambiare a 3.833 dollari. A queste quotazioni il mese di settembre si chiuderebbe con un rialzo in doppia cifra. E se reggessero ai livelli attuali fino alla fine dell’anno, sarebbero in corsa per segnare il più grosso balzo in termini percentuali dal 1979. In quell’anno ci fu un boom del 126,5%, mentre da inizio anno l’oro guadagna intorno al 45%.
Tassi in calo con inflazione alta
La corsa dell’oro fa sorridere coloro che hanno acquistato questo asset anche solo pochi mesi fa, ma impensierisce per il suo significato. L’apprezzamento si ricollega al taglio dei tassi di interesse della Federal Reserve. Uno è stato da poco annunciato e il mercato ne attende altri due entro fine anno. Il dollaro si sta indebolendo contro le altre principali valute mondiali. Inoltre, l’inflazione americana non accenna ad arretrare verso il target del 2%.
In pratica, l’oro ci vuole segnalare che il mercato teme una ripresa dell’inflazione, mentre i tassi stanno scendendo. Le preoccupazioni sono acuite dalla situazione dei conti pubblici, abbastanza grave in grandi economie come Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Giappone. Con la Germania ad avere abbandonato la sua proverbiale austerità, il mondo sembra andare incontro a una montagna di debiti sempre più alta e difficili da finanziare.
Venti di guerra in Occidente
L’oro corre anche per le tensioni geopolitiche. Lo sconfinamento dei droni russi nello spazio aereo di un numero crescente di stati europei e membri NATO è un fatto gravissimo. Può portare a una guerra diretta tra Russia e Occidente. Neanche in Medio Oriente la situazione è tranquilla. Tra Israele e Hamas la crisi si aggrava, anziché ricomporsi. E la Cina ha da poco mostrato i muscoli agli 80 anni dalla vittoria nella Seconda Guerra Mondiale.
Riepilogando, abbiamo un rischio inflazione non tamponato credibilmente dalle banche centrali, le quali al contrario stanno tagliando i tassi per compiacere i governi, sempre più indebitati. Parte di questi debiti servirà a finanziare il riarmo, dato il contesto geopolitico sempre più allarmante. Tutti elementi che spingono l’oro, “safe asset” per antonomasia.
Oro e rendimenti dei bond in rialzo
Da notare che i rendimenti obbligazionari hanno smesso di scendere, anzi negli ultimi mesi sono risaliti per le lunghe scadenze. Ciò avrebbe dovuto deprimere le quotazioni dell’oro per via della concorrenza tra le due “asset class”. Se questo non è avvenuto, lo si deve proprio al clima particolarmente preoccupante in cui si trovano ad agire i mercati. I venti di guerra soffiano sulle grandi economie e da che mondo è mondo, guerra significa anche inflazione.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

