Donald Trump torna a colpire duro sulle importazioni dalla Cina, e stavolta a finire nel mirino sono anche i giocattoli. Tra i nuovi dazi promessi, che potrebbero colpire migliaia di prodotti di provenienza cinese, spiccano in particolare le macchinine Hot Wheels, un’icona per generazioni di bambini. Il motivo? L’azienda produttrice, Mattel, avrebbe intenzione di spostare parte della produzione in Cina, una mossa che ha fatto infuriare l’ex presidente, oggi tornato alla Casa Bianca.
Mattel punta sulla Cina e Trump risponde con i dazi
La notizia arriva direttamente dagli ambienti industriali americani: Mattel starebbe valutando una delocalizzazione della produzione di Hot Wheels in territorio cinese.
Una scelta dettata da motivazioni economiche e logistiche, dato che gran parte dei componenti e dei materiali proviene già dal mercato asiatico. Ma la risposta della nuova amministrazione Trump non si è fatta attendere.
In linea con la sua politica di protezionismo economico e rilancio dell’industria americana, Trump ha annunciato che varerà dazi severi su tutti i giocattoli provenienti dalla Cina, inclusi quelli prodotti da aziende statunitensi che decidono di delocalizzare. Le tariffe potrebbero arrivare fino al 60%, colpendo in particolare le Hot Wheels, simbolo di un marchio a stelle e strisce che rischia ora di finire penalizzato per aver guardato a oriente.
Dazi sui giocattoli, una guerra commerciale che colpisce anche i bambini
Il caso delle Hot Wheels apre un fronte inedito nella nuova guerra commerciale con la Cina. Non si tratta solo di auto elettriche, semiconduttori o batterie, ma di oggetti che fanno parte dell’immaginario quotidiano dell’infanzia. Le macchinine Hot Wheels, vendute in milioni di pezzi ogni anno, sono un riferimento nel mercato dei giocattoli e un prodotto amatissimo negli Stati Uniti.
Colpire questi articoli con dazi elevati significa alzare i prezzi per le famiglie, soprattutto nel periodo natalizio o nei momenti di maggiore acquisto. I distributori americani hanno già espresso timori per possibili ricadute sui consumatori, mentre Mattel potrebbe trovarsi stretta tra la necessità di contenere i costi e la volontà politica di mantenere la produzione sul suolo americano.
Trump ha ribadito che l’obiettivo non è punire i bambini, ma costringere le aziende a “riportare i posti di lavoro negli Stati Uniti”. Una linea dura, che però rischia di creare tensioni proprio con marchi americani storici come Mattel. Le Hot Wheels, prodotte originariamente in California fin dagli anni ‘60, sono oggi fabbricate in vari Paesi tra cui Malesia, Thailandia e Indonesia, ma l’ipotesi Cina riapre un capitolo delicato.
Dazi giocattoli, il pugno di ferro
La Casa Bianca intende usare il pugno di ferro per scoraggiare le delocalizzazioni, indipendentemente dal marchio o dalla categoria. La linea è netta: chi produce in Cina dovrà pagare. E se Mattel proseguirà con i suoi piani, le sue stesse macchinine potrebbero diventare oggetto di una rappresaglia doganale.
La politica commerciale di Trump si fa sempre più capillare, e stavolta rischia di colpire l’immaginario dell’infanzia americana.
Le Hot Wheels, simbolo di gioco e collezionismo per milioni di bambini e adulti, diventano un nuovo bersaglio nella crociata contro la Cina. Con dazi all’orizzonte e un mercato in fermento, il rischio è che le piste da corsa domestiche restino vuote o troppo costose. E che anche i più piccoli inizino a pagare il prezzo di una guerra economica che non risparmia nessuno.
I punti chiave.
- Ora Trump punta di mira non le macchine, ma le macchinine;
- dazi sui giocattoli, in particolare si pensa alle Hot Wheels;
- un sistema per scoraggiare la produzione all’estero della Mattel, in particolare in Cina.