Il Venezuela adempie puntualmente ai propri impegni finanziari sul debito, ma gli Stati Uniti mettono i bastoni fra le ruote. Molti investitori possessori di obbligazioni Venezuela e PDVSA stanno accusando in questi giorni ritardi negli accrediti degli interessi e notizie di stampa abilmente messe in circolo dai media finanziari controllati dagli USA parlano di “default”.

 

Niente di più falso. Il ministro del Petrolio Eulogio del Pino ha confermato che il governo venezuelano ha puntualmente messo a disposizione le somme dovute agli obbligazionisti in tempo utile per l’accredito secondo la giornata di valuta prevista dal regolamento dei singoli bond.

Purtroppo, però, considerato che i pagamenti avvengono attraverso lo scambio multilaterale dei flussi finanziari regolato da Bank of New York Mellon (BNY), che è la depositaria per i bond venezuelani, sono sorti ritardi imposti dalla presidenza Trump nell’ambito delle sanzioni adottate dagli Stati Uniti nei confronti del Venezuela e dall’intenzione di Caracas di abbandonare il dollaro come valuta per i pagamenti internazionali. Sicchè le cedole delle obbligazioni della Repubblica del Venezuela 9,25% 2027 sono state regolarmente pagate, ma restano al momento sospese in una sorta di limbo finanziario, poichè le banche americane ritardano il trasferimento internazionale dei capitali (Citibank in testa). Un atteggiamento degli USA che era già stato adottato nei confronti dell’Argentina tre anni fa quando i flussi cedolari dei bond governativi internazionali emessi sotto legislazione di New York erano stati bloccati, per ragioni diverse, da BNY. Secondo fonti Bloomberg, invece, il Venezuela sarebbe in ritardo con il trasferimento di 185 milioni di dollari per il pagamento del coupon del 15 settembre 2027 e sarebbe in ritardo. Cosa abbastanza strana, visto che settembre è un mese che non prevede per il Venezuela grossi esborsi nei pagamenti.

 

Cedole bond Venezuela regolarmente pagate

 

Il Venezuela, come ha assicurato il presidente Nicolas Maduro  agli investitori internazionali, pagherà puntualmente 3,5 miliardi di dollari fra bond in scadenza e interessi entro l’anno.

Una conferma che arriva anche dal capo economista Francisco Rodriguez di Torino Capital, molto vicino agli ambienti finanziari del Paese, e che in un’analisti sullo stato del Venezuela spiega come il Venezuela gode del sostegno finanziario (e non solo) di Cina e Russia per onorare tutte le scadenze ed evitare il default.

 

Le obbligazioni PDVSA in scadenza

 

Nel frattempo, sul mercato dei capitali, le obbligazioni PDVSA 8,50% con scadenza 2 novembre 2017 (Isin USP7807HAK16) scambiano intorno a 94. Il mercato confida nel rimborso regolare dell’ultima tranche del bond da 6,1 miliardi di dollari, già ristrutturato lo scorso anno, per cui ne restano da rimborsare meno di 900 milioni. Fonti non ufficiali, indicano inoltre che il fondo pensionistico di PDVSA avrebbe acquistato bond in prossimità della scadenza sfruttando il tonfo del titolo fino a quota 75 il mese scorso dopo l’annuncio della formazione dell’Assemblea Costituente  in Venezuela. All’orizzonte anche il rimborso della prima tranche del bond PDVSA 8,50% 2020 (Isin USP7807HAV70) per 1,12 miliardi di dollari le cui quotazioni si sono impennate fino a 78 dal minimo relativo di 62 toccato un mese fa.