Unicredit torna ad emettere obbligazioni perpetue. Per il mercato italiano dei capitali si tratta di un importante segnale di normalizzazione dei mercati finanziari oltre che di fiducia da parte degli investitori internazionali verso il sistema bancario del paese. Come da rumors circolati nei giorni scorsi, Unicredit è riuscita a emettere con successo una obbligazione perpetua in dollari statunitensi (USD). Il collocamento sul mercato è arrivato con successo dopo tre giorni di roadshow di presentazione del finanziamento, che ha toccato piazze finanziarie quali Singapore, Hong Kong, Londra, Francoforte, Parigi e la Svizzera.

L’emissione, pari a 1,25 miliardi di dollari, ha infatti raccolto adesioni per 8 miliardi circa. Complice anche il favorevole andamento dei mercati obbligazionari e del collocamento di obbligazioni di questa natura anche da parte di della spagnola Telefonica, che ha chiuso i libri poco prima di Unciredit, oltre che da Santander, KBC, BBVA, Société Générale e Danske Bank lo scorso mese di marzo.

 

Obbligazioni perpetue Unicredit 2014 8% callable

 

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L’emissione – la prima di questo tipo per una banca italiana – è stata gestita da Citigroup, Hsbc, Societe Generale Cib, Ubs e dalla stessa UniCredit e ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di investitori internazionali istituzionali. Il bond perpetuo è subordinato, di tipo “additional Tier 1”, con un’emissione da 1,25 miliardi di dollari e rendimento del 8%. Il titolo (Isin XS1046224884), prezzato alla pari, è “callable” dopo il decimo anno e consente alla banca, attraverso una svalutazione anche solo temporanea, di incrementare il proprio common equity Tier 1 qualora tale parametro dovesse scendere sotto la soglia ‘trigger’ del 5,125%. La  cedola è fissa, pari all’8% fino al 2024, poi diventa variabile in base al tasso mid swap quinquennale maggiorato del 5,18%. Il bond sarà quotato alla borsa irlandese a partire dal 3 aprile e negoziabile per importi minimi di 200.000 dollari (USD). L’emissione di un AT1 va nella direzione di dotare Unicredit di un cuscinetto addizionale di capitale che potrebbe essere computato ai fini degli stress test europei che si terranno quest’anno.

Il rating atteso dell’emissione BB- per Fitch. Sembrerebbe trattarsi di un CoCo bond – osservano gli analisti di Equita – visto che il bond partecipa all’assorbimento delle perdite con l’abbattimento del valore nominale nel caso in cui il Core Tier 1 ratio scenda al di sotto di un certo livello. In base ai calcoli – dicono gli analisti – ipotizzando un’emissione in dollari, il bond avrebbe un impatto positivo di 35 punti base sul Core Tier 1 ratio e un costo pari al 2-3% dell’utile netto.

 

Tutti i rischi della nuova obbligazione perpetua Unciredit

 

unicredit group

Nonostante il successo del collocamento, è bene sottolineare che il nuovo bond Unicredit è molto rischioso. Non tanto per la solidità dell’emittente, che gli esperti non mettono in dubbio in questo momento, quanto per il fattore cambio, oltre che per la natura dell’obbligazione. Acquistare dollari americani in questo istante potrebbe essere conveniente per un investitore, ma il rafforzamento dell’euro potrebbe non essere finito. Il rischio è infatti legato a un possibile e ulteriore rafforzamento della moneta unica nei confronti del biglietto verde che rischierebbe di vanificare i lauti guadagni della generosa  cedola del nuovo bond Unciredit. Non solo. All’orizzonte si intravvedono timidi segnali di rialzo dei tassi d’interesse negli USA a partire dal 2015, cosa che potrebbe incidere sul prezzo/rendimento del titolo, tenuto conto che la prima data utile di richiamo anticipato è dopo 10 anni. Il tutto a prescindere dalla natura delle nuove obbligazioni [fumettoforumright]Tier 1 che, in base alle regole di Basilea 3, in caso di difficoltà della banca possono essere convertite in azioni col rischio di perdere buona parte del capitale investito. Le cedole in maturazione possono, inoltre, essere sospese – come previsto dal regolamento – in caso di mancato pagamento di dividendi senza che si verifichi necessariamente un evento di default.

Eventualità, al momento, abbastanza remota. Secondo le stime degli analisti, infatti, Unicredit dovrebbe chiudere il 2014 con un Core Tier 1 in area 10%, grazie anche ad alcune cessioni, alla vendita della maggioranza della società di gestione dei crediti deteriorati e all’Ipo di Fineco.