Investire sui bond indiani senza uscire dall’Italia. Da alcuni giorni è possibile con un ETF negoziato presso Borsa Italiana. Si tratta di L&G India INR Government Bond UCITS ETF (ISIN: IE00BL6K6H97). Ieri, ha chiuso a una quotazione di 8,8220 euro, in rialzo da 8,6270 euro della chiusura della sua prima seduta a Milano. La valuta di negoziazione è l’euro, ma quella di denominazione è il dollaro USA.

Attraverso questo ETF, l’investitore ha la possibilità di esporsi al mercato obbligazionario sovrano indiano.

In portafoglio vi sono una quindicina di bond indiani, oltre a un minimo di liquidità, tutti rientranti nel programma Fast Accessibile Route (FAR) con cui Nuova Delhi ha aperto agli investitori stranieri. Il rendimento medio offerto alla scadenza è del 6,5% e la “duration” è di 6,5 anni. Questo significa che, acquistando oggi azioni di questo fondo dalla gestione passiva, ci si espone a una volatilità del 6,5% rispetto alla variazione dell’1% del rendimento sottostante.

Bond indiani, vantaggi e rischi

L’India è la seconda più grande economia emergente, la sesta in assoluto nel mondo. Lo scorso anno, ha chiuso con un PIL sopra 2.600 miliardi di dollari. In termini pro-capite, tuttavia, non arriva ancora a 2.000 dollari. Il suo mercato sovrano si mostra, comunque, interessante. Basti pensare che la scadenza a 10 anni offre il 6,3%, a fronte di un rischio di credito teoricamente basso, dato che i bond indiani godono di rating “investment grade”.

Il rischio più concreto riguarda il tasso di cambio, poiché i titoli sono denominati in rupie. E queste hanno perso la media del 3% all’anno contro il dollaro nell’ultimo decennio. Da questo punto di vista, bisogna osservare che la Reserve Bank of India fissa ad oggi i tassi d’interesse al 4% per contenere un’inflazione scesa al 4,35%. Dunque, il costo del denaro è solo leggermente negativo e potrebbe diventare positivo nei prossimi mesi, un evento che apprezzerebbe la rupia contro le altre valute.

La dinamica appare positiva anche per le partite correnti, mentre il debito estero a breve termine incide per il 3,5% del PIL, ben gestibile con il livello elevato delle riserve valutarie disponibili. Tutti fattori che ci spingono ad essere cautamente ottimisti sul cambio. Rispetto alla Cina, poi, i bond indiani non risentono delle possibili tensioni geopolitiche, dato che Nuova Delhi è inserita strutturalmente all’interno delle alleanze con l’Occidente.

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