La seconda ondata di contagi da Covid in India sta mietendo vittime come non mai nello sterminato sub-continente asiatico, pur con numeri relativamente contenuti in rapporto alla popolazione. Le notizie allarmanti di questi giorni in arrivo da Nuova Delhi ci impongono una riflessione sull’appetibilità delle obbligazioni indiane. La scadenza a 10 anni offre più del 6%, quella a 2 anni il 4,45%. Numeri, che ci farebbero propendere per buttarci sul mercano sovrano emergente, a meno che non sia tutto oro quel che luccica.

Partiamo dai numeri. I contagi giornalieri sono saliti a una media di oltre 300 mila al giorno. Tantissimi, ma si consideri che parliamo di un paese da 1 miliardo e 400 milioni di abitanti. Sarebbe come se in Italia i casi fossero sotto i 15 mila al giorno. Stesso discorso sui morti. Sopra 2.300 la media quotidiana, qualcosa come intorno a 100, se rapportata alle dimensioni della popolazione italiana.

Dunque, obbligazioni indiane al riparo dalla recrudescenza della pandemia? Non proprio. Il Fondo Monetario Internazionale stima per quest’anno un PIL a +12,5%, il più alto tra le economie mondiali. Ma adesso che 10 stati stanno imponendo nuove restrizioni anti-Covid, tra cui il “lockdown”, i numeri potrebbero variare. Essi incidono per il 65% del PIL nazionale e l’80% dei casi. Tuttavia, nessun analista crede che l’impatto sarà così drammatico sull’economia indiana. Ad oggi, la crescita a doppia cifra verrebbe preservata.

Obbligazioni indiane, prospettiva ambigua

Il governo federale di Narendra Modi ha escluso un nuovo “lockdown” nazionale come l’anno scorso, quando tecnicamente il PIL andò in recessione. Fatto sta che la rupia indiana ha perso il 5,2% nell’ultimo mese contro l’euro. E questo trend accentua il rischio di cambio per le obbligazioni indiane. Quanto al rischio sovrano, i “credit default swaps” lo stimano assai basso, poco superiore a quello dell’Italia. Ma anche in questo caso si registra una crescita nell’ultimo mese.

Detto ciò, finché il Covid minaccia l’economia, la Reserve Bank of India terrà la politica monetaria molto espansiva. Già ha tagliato i tassi al minimo storico del 4%, sotto l’inflazione al 5,5%. Teoricamente, i “lockdown” locali dovrebbero rallentare la crescita dell’inflazione, creando nuovi margini a disposizione dell’istituto per tagliare ulteriormente i tassi o almeno rinviando la futura stretta monetaria. D’altro canto, l’impatto sul PIL accresce il rischio sovrano teorico. E stando a diversi indicatori ad alta frequenza, l’economia sta subendo il contraccolpo.

Anzitutto, il trasporto merci su treno ad aprile segna -11% su marzo. E le bolle di accompagnamento per passare da uno stato all’altro sono scese da 2,3 a 2 milioni, mentre il tasso di disoccupazione è salito dal 6,9% di febbraio all’8,4% di marzo. D’altra parte, il ritmo con cui procedono le vaccinazioni nel paese accelerano: le dosi somministrate erano pari all’1% della popolazione due mesi fa, al 4,2% un mese fa e all’11% ieri. E tornando alle obbligazioni indiane, entro settembre sarebbero incluse in un paio di indici internazionali, attirando nuovi flussi di capitali dai fondi a gestione passiva. Una prospettiva mista, dunque. Da un lato, il Covid intacca la robustezza della ripresa, dall’altro accentua il sostegno monetario al mercato sovrano. La ripresa d’altra parte riduce il rischio di credito, ma trascina con sé la reflazione e la richiesta di rendimenti di mercato più alti.

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