Il suo nome spicca in questi giorni in tutto il mondo per essere diventata la salvatrice di Credit Suisse e, per estensione, dell’intero sistema bancario svizzero. Ma le azioni UBS soffrono in borsa. Dopo avere perso poco meno del 20%, hanno recuperato parzialmente le perdite risalendo di oltre il 12%. Il mercato continua, però, a nutrire dubbi sulla fusione tra le due banche e teme che i conti di Credit Suisse siano una zavorra per i bilanci dell’acquirente. E dire che lo stato sta sostenendo l’operazione con 109 miliardi di franchi svizzeri tra liquidità e copertura delle possibili spese post-fusione.

Tutto avevamo pensato di vedere in questa vicenda, eppure ieri ci siamo stupiti per l’ennesima volta. UBS ha annunciato il riacquisto delle obbligazioni unsecured bai-in per 2,75 miliardi di euro.

Le operazioni di “buyback” sono frequenti nel panorama bancario e societario, ma forse è la prima volta nel mondo che accade che siano lanciate a pochi giorni da un’emissione. Infatti, le due obbligazioni UBS oggetto dell’offerta sono state emesse solamente venerdì scorso. Si tratta di una tranche da 1,5 miliardi con scadenza marzo 2028 e cedola 4,625% e un’altra da 1,25 miliardi con scadenza marzo 2032 e cedola 4,75%. Saranno riacquistate rispettivamente a 99,932 e 99,518 centesimi.

Riacquisto obbligazioni UBS prova di debolezza o forza?

La banca giustifica l’offerta con la valutazione dei “recenti sviluppi”. Il fatto è che teme di restare vittima dell’ondata di vendite che ha travolto nelle sedute passate particolarmente i bond AT1. Il salvataggio di Credit Suisse ha comportato l’azzeramento di questo tipo di obbligazioni subordinate, mentre il capitale azionario è stato parzialmente salvato. Un ribaltamento delle gerarchie in fase di bail-in, che ha scatenato polemiche tra gli investitori e che probabilmente finirà a carte bollate dinnanzi ai tribunali elvetici.

Le obbligazioni UBS oggetto di riacquisto non sono perpetue. Come avete potuto vedere, hanno una scadenza.

Tuttavia, anch’esse prevedono l’azzeramento nel caso in cui la banca dovesse accusare problemi patrimoniali. Cercare di toglierle dal mercato a pochi giorni dall’emissione appare una prova di estrema debolezza. E’ come se l’emittente temesse che i prezzi di questi bond possano crollare al punto da essere additato come a rischio di insolvenza. Un po’ come se un paziente febbricitante rompesse il termometro per non risultare malato e potere così essere dimesso dall’ospedale.

D’altra parte, l’offerta di riacquisto può essere letta con occhi diametralmente opposti. Le obbligazioni UBS avevano raccolto 2,75 miliardi di euro, liquidità di cui evidentemente non si avverte più l’esigenza impellente. Un segnale di ostentata sicurezza circa le proprie condizioni finanziarie. Ma anche la riprova che la fusione con Credit Suisse sia stata poco meditata, forse persino imposta dalle autorità confederali.

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