Entro pochi giorni gli obbligazionisti italiani (circa 50.000) potranno incassare i rimborsi dei tango bond. Titoli che sono rimasti in mano agli investitori dopo il default dell’Argentina del 2001 e che non sono stati portati in ristrutturazione e che, pertanto, verranno rimborsati al 100% del valore nominale più interessi maturati e non corrisposti per un totale complessivo del 150% circa. L’accordo era stato raggiunto nei mesi scorsi fra la Task Force argentina guidata da Nicola Stock e il nuovo governo argentino per un rimborso a partire dalla fine di giugno.

Entro il 15 luglio, comunque, gli obbligazionisti riceveranno i soldi sul conto corrente, depurato dell’imposta sostitutiva del 12,50% sugli interessi e sulle plusvalenze.

L’Agenzia delle Entrate chiarisce quali sono le imposte da versare

Quest’ultimo aspetto fiscale è stato chiarito dall’Agenzia delle Entrate con circolare 30/E del 28 giugno 2016 nella quale vengono specificate le motivazioni. Considerato che, nonostante la dichiarazione di moratoria dei titoli, l’investimento finanziario ha comunque prodotto un rendimento positivo, l’Agenzia delle Entrate – si legge nella circolare – ritiene che, in caso di somme percepite al di fuori dell’esercizio di arti, professioni o imprese, la differenza tra l’importo rimborsato e il costo o valore di acquisto del titolo, aumentato di ogni onere inerente alla relativa produzione (articolo 68, comma 6, del Tuir), sia da trattare come una plusvalenza imponibile, soggetta all’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi (articolo 5, comma 2, Dlgs 461/1997). Trattandosi di redditi derivanti da obbligazioni emesse da Stati esteri che consentono un adeguato scambio di informazioni nei confronti di persone fisiche che li percepiscono al di fuori dell’attività d’impresa (paesi white list), non si applicano gli ultimi aumenti dell’aliquota d’imposta. Pertanto, l’imposta sostitutiva sarà applicata nella misura del 12,50 per cento.