La discesa dei rendimenti per i titoli di stato italiani sembra per il momento essersi interrotta. Ieri, il BTp a 10 anni è risalito al 4,07%. Nel corso delle sedute precedenti si era assestato intorno al 3,95%. In crescita anche lo spread, che risulta adesso più vicino ai 170 che ai 160 punti base. Non è solo la retorica della Banca Centrale Europea (BCE) ad avere incoraggiato le vendite dei bond. Il governatore Christine Lagarde ha spiegato da Sintra, Portogallo, dove si teneva l’annuale simposio delle banche centrali, che il lavoro di Francoforte contro l’inflazione non è finito e annunciava con certezza l’aumento dei tassi d’interesse anche per luglio.

Dichiarazioni che hanno attirato le ire del governo italiano, con i vice-premier Antonio Tajani e Matteo Salvini e la premier Giorgia Meloni ad avere attaccato a testa bassa la francese.

Tuttavia, nella giornata di ieri sono stati i dati arrivati da Stati Uniti e Germania ad avere sostenuto i rendimenti nell’Area Euro. L’inflazione tedesca a giugno è risalita dal 6,1% al 6,4%. Anche il dato “core”, al netto di energia e generi alimentari, accelerava dal 5,4% al 5,8%. La direzione è sbagliata. Anziché contrarsi, la crescita dei prezzi al consumo nella prima economia europea accelera.

Per quanto l’inflazione in Spagna sia scesa sotto il target del 2% e in Italia ai minimi da 14 mesi al 6,4%, il dato tedesco avrà un impatto negativo sulla percezione del rischio a Francoforte. Incoraggerà i “falchi” a pretendere ulteriori aumenti dei tassi anche dopo luglio. E poiché una politica monetaria restrittiva accresce il rischio sovrano percepito per il debito pubblico italiano, il BTp a 10 anni non può fare altro che salire di rendimento insieme alle altre scadenze lungo la curva.

BTp 10 anni sopra 4%, PIL USA meglio di attese

Nel frattempo, negli Stati Uniti usciva il dato definitivo sulla crescita del PIL nel primo trimestre: +2% su base annua, sopra le attese e anche rispetto alle precedenti due letture rispettivamente del +1,1% e +1.3%.

Una notizia senza dubbio positiva per l’economia americana. Il punto è che essa incoraggerebbe la Federal Reserve a continuare ad alzare i tassi d’interesse per piegare l’inflazione. Non a caso, il T-bond a 10 anni risaliva anch’esso di rendimento sopra il 3,80%, ai massimi da quasi tre mesi. Il rischio di recessione negli States si allontana e, quindi, il governatore Jerome Powell ha buon gioco a restringere ancora di più le condizioni monetarie.

La sensazione generale è che la lotta all’inflazione durerà più di quanto previsto fino a poche settimane fa. Il combinato tra resilienza delle principali economie e inflazione persistente gioca tutto a favore di nuovi aumenti dei tassi. D’altra parte, l’Area Euro è già in recessione e così anche la Germania. Presto sarebbe la volta della Francia. Per l’Italia è prevista una congiuntura più debole per il secondo trimestre, ma il segno rimarrebbe positivo. Il BTp a 10 anni potrebbe rimanere ancora un po’ sopra il 4%.

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