Era nell’aria ed è puntualmente arrivato. Il default per lo Sri Lanka è diventato realtà. Ieri, l’annuncio lo ha dato lo stesso governo, che tramite un comunicato ha definitivo “ultima istanza” la mossa per cercare disperatamente di risparmiare le residue riserve valutarie del paese. Il debito estero non sarà rimborsato ai creditori che lo avevano sottoscritto, almeno non alle condizioni pattuite.

Colombo spiega che essi avranno due possibilità: capitalizzare gli interessi sui bond dalla giornata di ieri o farsi pagare in rupie locali.

Il default sul debito estero riguarda titoli di stato per un controvalore complessivo di 51 miliardi di dollari. E così, mentre il mondo intero parla della Russia sull’orlo del crac per ragioni tecniche, la verità è che diverse economie emergenti, tra pandemia prima e boom dei prezzi delle materie prime adesso, non stanno riuscendo ad assolvere ai loro obblighi.

Nel caso dello Sri Lanka, il default era praticamente certo già da qualche mese. A marzo, l’isola dell’Oceano Indiano è rimasta con appena 1,93 miliardi di dollari di riserve valutarie, a fronte di pagamenti attesi per quest’anno nell’ordine di 8,6 miliardi. Il governo deve cercare di risparmiare ogni dollaro possibile per le importazioni. Nelle ultime settimane, l’economia cingalese è sprofondata in una crisi drammatica, con carenza diffusa di prodotti anche di base e prezzi alle stelle.

Debito estero Sri Lanka sopra 60% del PIL

Le agenzie di rating prima dell’annuncio classificavano il debito dello Sri Lanka vicinissimo al default: CCC per S&P, CC per Fitch e Caa2 per Moody’s. Ieri, il bond in dollari con scadenza 18 aprile 2023 (ISIN: USY8137FAK40) si acquistava per meno di 39 centesimi, offrendo un rendimento del 170%. E’ evidente che gli obbligazionisti avessero già scontato la ristrutturazione del debito estero. Adesso, Colombo attende l’erogazione di un prestito da parte del Fondo Monetario Internazionale.

Ciò avverrà naturalmente solo se il governo riuscirà a ottenere un accordo dai creditori privati, sui quali dovrà ricadere il grosso delle perdite.

Il default è arrivato a causa del crollo delle riserve valutarie, che prima della pandemia ammontavano a circa 8 miliardi di dollari. La fonte principale di accesso alla valuta estera era data dal turismo, settore a cui il Covid ha inferto un colpo durissimo. Il resto lo ha fatto il taglio delle tasse in deficit del governo, nel tentativo di rianimare la debole economia domestica. Il disavanzo fiscale nel 2021 è stato dell’11,1%, mentre per quest’anno dovrebbe risultare di poco inferiore al 9%. Il solo debito estero, invece, incideva per circa il 63% del PIL nel 2021.

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