Non si placano le vendite sui mercati finanziari dopo il salvataggio di Credit Suisse tramite la fusione con la rivale svizzera UBS. Le autorità elvetiche hanno garantito l’operazione con 100 miliardi di franchi di liquidità, oltre a 9 miliardi a copertura di cause legali, esuberi e perdite. Il piano non convince, anche perché le obbligazioni subordinate AT1 (CoCo Bond) sono state azzerate, mentre le azioni sono state pagate 3 miliardi di franchi, pur a -60% del loro valore di mercato corrente. Alla riapertura delle contrattazioni oggi, lo spread risaliva sopra 200 punti base per la prima volta dopo quasi due mesi e mezzo.

Il rendimento del BTp a 10 anni scendeva, però, sotto il 4% a circa il 3,97% contro l’1,95% del Bund di pari durata.

Spread su e rendimento del BTp a 10 anni giù. Com’è possibile? Sono tornati gli acquisti sul mercato sovrano europeo, segno che gli investitori siano maggiormente avversi al rischio dopo Credit Suisse. Ma non tutti i bond nell’Area Euro sono oggetto di acquisto in egual misura. I titoli di stato tedeschi, in quanto percepiti come safe asset, stanno entrando nei portafogli in misura superiore agli altri bond non core. Ciò allarga il solco tra centro e periferia nell’area.

BTp a 10 anni test su inflazione

A conferma del clima di paura, l’oro è tornato sopra 2.000 dollari l’oncia, una soglia che aveva superato l’ultima volta più di un anno fa dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Del resto, le principali borse europee stanno perdendo tutte tra l’1,70% e il 2%. Non è solo il BTp a 10 anni a beneficiare degli acquisti. Il rendimento sta scendendo lungo la curva e, in particolare, sul tratto a breve scadenza. Il BTp a 2 anni offre al momento meno del 2,90% dal 3,05% di venerdì scorso. Il Bund a 2 anni viaggia attorno al 2,15%, anch’esso giù dal 2,30%. Lo spread su questo tratto si attesta a circa 75 punti base o 0,75%.

La discesa dei rendimenti testimonia anche il “raffreddamento” delle aspettative d’inflazione da un lato e tassi d’interesse attesi più bassi nel medio-breve termine. La crisi bancaria sta convincendo il mercato che la Banca Centrale Europea avrebbe raggiunto il picco nella sua stretta monetaria. Contrariamente a quanto dichiarato dai suoi funzionari fino a pochi giorni fa, il rialzo dei tassi dovrebbe cessare molto presto o a rischio vi sarebbe la tenuta della stabilità finanziaria da un lato e dell’economia europea dall’altro.

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