La BCE ha alzato i tassi d’interesse al 2% e si accingerebbe a chiudere i rubinetti della liquidità cessando i riacquisti dei bond in scadenza. Eppure il “mood” sui mercati obbligazionari è nettamente migliorato nelle ultime sedute. Tant’è che stamattina lo spread tra BTp e Bund a 10 anni è sceso a circa 191 punti base. E’ il dato più basso dal maggio scorso. Il BTp a 10 anni offre un rendimento lordo in area 4,05%. Ad ottobre era arrivato in area 4,90%. Una decisa inversione di marcia, che non è solo italiana.

Basti guardare al T-bond decennale negli USA: oggi al 3,80%, pochi giorni fa al 4,21%.

Ma il restringimento dello spread segnala che qualcosa si sta muovendo favorevolmente ai titoli di stato italiani. In altre parole, i rendimenti dei BTp stanno scendendo più velocemente che altrove. E poiché lo spread capta il grado di rischio sovrano percepito, è come affermare che le tensioni sul debito pubblico italiano si stiano allentando.

A cosa è dovuto tale miglioramento della percezione? I primi passi del governo Meloni sono andati nella direzione giusta. Ai mercati interessa che a Roma non ci siano colpi di testa sui conti pubblici. Il clima tra Roma e Bruxelles è buono. A parte gli screzi sui migranti con la Francia, la premier italiana sta dimostrandosi disponibile al dialogo con le cancellerie europee e molto prudente sul piano fiscale. L’innalzamento del deficit per il 2023 c’è stato, ma contenuto al 4,5% del PIL e, peraltro, scontato.

Spread giù su inflazione

Ma la ciliegina sulla torta è arrivata una settimana fa. Il dato sull’inflazione americana a ottobre è risultato inferiore alle previsioni, in calo al 7,7%. E ieri i prezzi alla produzione sono anch’essi risultati in minore crescita delle attese. I mercati ne stanno deducendo che il peggio sarebbe alle spalle. La stretta sui tassi delle banche centrali potrà forse affievolirsi nei prossimi mesi.

Lo spread scende per i minori timori sulla sostenibilità del debito pubblico dell’Italia. Con una BCE forse non più costretta a inseguire la Federal Reserve su livelli di tassi elevati, le prospettive si farebbero migliori per l’area e, in particolare, l’economia italiana.

I rialzi dei prezzi sono stati notevoli nelle ultime settimane. Pensate che il BTp green con scadenza 1 aprile 2045 e cedola 1,50% (ISIN: IT0005438004) ha guadagnato quasi il 13% dai minimi di ottobre. In compenso il suo rendimento è sceso al 4,15% di ieri. Rendimenti più bassi non possono che fare piacere al Tesoro, che può così indebitarsi a costi inferiori. D’altra parte è probabile che attirino maggiori acquisti da parte delle famiglie, tra le quali inizierebbe a serpeggiare il dubbio che le migliori opportunità sul mercato dei BTp stiano passando davanti ai loro occhi. La stessa mancata corsa al BTp Italia 2028 sarebbe un indizio circa le basse aspettative d’inflazione per i prossimi anni.

[email protected]