Ieri si è tenuta la seconda giornata del collocamento del BTp Italia 2028 (ISIN: IT0005517187) nel corso della quale il Tesoro ha ricevuto ordini per 2,24 miliardi di euro. Sommati ai 3,18 miliardi della prima giornata, il controvalore si è portato a 5,43 miliardi. Di questo passo, la Fase 1 si concluderà stasera sotto i livelli già modesti di giugno, quando in offerta vi fu il BTp Italia 2030. Allora, la Fase 1 si fermò a 7,26 miliardi. Se considerate che sui conti bancari degli italiani vi erano depositati a settembre più di 1.836 miliardi (dati Abi), capirete bene quanto questi numeri si rivelino abbastanza deludenti.

Il collocamento del BTp Italia 2028 arriva in un contesto di alta inflazione. Mai i prezzi al consumo erano cresciuti così tanto dal 1983 come nel mese di ottobre, quando hanno segnato un boom dell’11,9%. Essendo il bond indicizzato all’inflazione FOI ex tabacchi dell’ISTAT, avrebbe dovuto attirare grossi quantitativi di denaro dalle famiglie. Non è accaduto e non era neppure atteso che accadesse.

Alta concorrenza da BTp ordinari

Il flop – l’ennesimo – del collocamento del BTp Italia ha natura strutturale. Semmai impressiona che le prime emissioni ebbero parecchio successo, così come nel maggio 2020. Probabile che sotto la fase acuta della pandemia gli italiani abbiano voluto proteggersi da rischi imprevisti (allora) come l’inflazione.

Il fatto è che il BTp Italia offre sì una cedola reale elevata, ma probabilmente le aspettative d’inflazione tra le famiglie restano contenute per il medio-lungo termine. E se vogliamo, questo è un buon segnale per l’economia italiana. Significa che non starebbero attecchendo aspettative di prezzi instabili. Questo significa anche, quindi, che gli alti rendimenti offerti dai BTp con cedola fissa basterebbero a soddisfare gli appetiti del canale retail.

Le scadenze più lunghe rendono il 4% o più. In un contesto di alta inflazione come oggi, può sembrare poco. Ma se pensiamo che nei prossimi anni i tassi d’inflazione probabilmente si riporteranno in linea con il target BCE del 2%, ecco che la prospettiva cambia.

I BTp Italia non affascinano più di tanto, perciò, perché subiscono la concorrenza di bond già considerati sufficientemente remunerativi e che offrono rendimenti certi.

Collocamento BTp Italia non soluzione per debito pubblico

Pesa anche la farraginosità dei calcoli per arrivare alla rivalutazione di cedola e capitale. Il meccanismo è troppo complicato da spiegare alla platea degli interessati, tant’è che molti clienti si sono rivolti alle banche nelle scorse settimane per capire come funzioni. E il più delle volte la risposta è stata prossima al “non lo sappiamo”. Infine, ha ancora senso prospettare un premio fedeltà del tutto irrisorio alla scadenza? Gli obbligazionisti sono “cassettisti” o meno sulla base di considerazioni che esulano da un rendimento extra dello 0,8%.

In conclusione, il collocamento del BTp Italia sarà anche stavolta deludente. Esso conferma, qualora ve ne fosse stato ancora bisogno, che il debito pubblico non potrà essere reso più sostenibile puntando sulle famiglie italiane. Tra diffidenza verso la tenuta dei conti pubblici, voglia di diversificare gli investimenti a favore di asset più appetibili e scarsa educazione finanziaria, l’appeal dei titoli di stato è e resta basso.

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