Sono tre le tranche del primo green bond in corso di emissione da parte del fondo sovrano saudita PIF (Public Investment Fund). Dopo giorni di speculazioni, adesso c’è la conferma che le banche incaricate del collocamento sindacato (BNP Paribas, Citigroupo, Deutsche Bank, Goldman Sachs e JP Morgan) stanno raccogliendo ordini su tre scadenze e alle suddette condizioni iniziali:

  • 5 anni: Treasury + 150 punti base;
  • 10 anni: Treasury + 190 punti base;
  • 100 anni: 7-7,25%.

In pratica, la tranche a 5 anni offre circa l’1,50% in più del T-bond americano di pari durata.

Questi viaggia nella mattinata odierna al 3,92%. Pertanto, il rendimento ipotizzato parte dal 5,40%. Quanto alla tranche a 10 anni, il T-bond offre il 3,71% mentre scriviamo. Il premio dell’1,90% offerto dal green bond saudita per questa scadenza farebbe sì che il rendimento si attestasse al 5,60%. Infine, la vera sorpresa di questo collocamento: la tranche a 100 anni. Queste emissioni ultra-lunghe sono rarissime, anche perché la domanda degli stessi investitori istituzionali tende ad essere bassa. Ad esempio, gli USA non emettono T-bond a un secolo, anzi non vanno oltre i 30 anni.

Il rendimento al 7-7,25%, tuttavia, rende le obbligazioni a 100 anni molto allettanti. Offrono una cedola altissima persino per una fase di forte rialzo dei tassi globale. Considerate che, in una fase di ribasso dei tassi d’interesse, i bond a 100 anni tendono ad impennarsi di prezzo. Vedere il caso austriaco per trovare conferma. E qui saremmo in presenza di un tasso iniziale già importante, per cui le probabilità di uscire dal mercato con una plusvalenza anche notevole nei prossimi anni sarebbero elevate.

Green bond PIF, occhio al rischio di cambio

Ad ogni modo, il green bond multi-tranche di PIF consente di puntare su scadenze anche più brevi e pur sempre remunerative. Neanche i BTp offrono rendimenti così imponenti per una tranche a 5 o 10 anni. D’altra parte, parliamo di emissioni in dollari USA.

E ricordatevi che acquistereste a tassi di cambio già debolissimi per l’euro. In altre parole, nei prossimi anni il cambio euro-dollaro dovrebbe risalire. Ciò infliggerebbe perdite in conto capitale ai titoli denominati nella divisa americana.

Tanto per farvi un esempio, il 5,40% atteso per la tranche a 5 anni risulta più alta di quasi il 2% rispetto al BTp di pari durata. Ogni anno, cioè, il bond saudita ci offrirebbe un rendimento del 2% maggiore del bond italiano. Se alla scadenza il cambio euro-dollaro risultasse risalito di oltre il 10% rispetto ai livelli attuali, quel rendimento extra sarebbe stato più che compensato e ci ritroveremmo ad avere investito in un asset meno redditizio del nostro stesso titolo di stato. Chiaramente, non stiamo tenendo in conto dei diversi rating. Il green bond di PIF ha valutazioni A1 per Moody’s e A per Fitch, superiori a quelle assegnati ai titoli di stato tricolori. Il pricing dell’emissione è atteso in giornata.

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