Il prossimo lunedì 18 maggio, il Tesoro inizierà il collocamento del BTp Italia maggio 2025. Le prime tre giornate saranno dedicate al canale retail (famiglie), mentre giovedì 21 verrà riservato agli investitori istituzionali. Obiettivo: fare cassa per finanziare il grosso “buco” di bilancio sorto con l’emergenza Covid-19. I risparmiatori individuali, che tramite le banche potranno far pervenire le loro offerte, verranno interamente soddisfatti, non esistendo per loro limiti all’accettazione delle richieste, né il Tesoro potrà interrompere il collocamento in anticipo. La cedola minima reale sarà comunicata questo venerdì e il suo tasso definitivo verrà reso noto nella mattinata di giovedì 21, prima dell’apertura di seduta per gli istituzionali.

Come sappiamo, la cedola può essere solo o confermata o rivista al rialzo, ma mai tagliata rispetto alle comunicazioni iniziali.

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E tutto ruota attorno all’entità di questa benedetta cedola reale, cioè quella che verrebbe corrisposta su base semestrale al risparmiatore, al netto dell’inflazione Foi rilevata dall’ISTAT, quest’ultima priva della componente tabacchi. Il mercato tende a considerare i bond con cedole legate all’inflazione equivalenti a quelli di pari durata e con cedola fissa, quando la somma tra cedola reale e tasso d’inflazione medio annuale previsto per il periodo di durata dei primi corrisponde all’entità attuale del rendimento dei secondi.

Al momento, il BTp maggio 2025 con cedola fissa 1,45% (ISIN: IT0005327306) offre un rendimento annuale dell’1,25%. Al contempo, anche analizzando l’andamento dei BTp Italia emessi alle varie scadenze, emerge che le aspettative d’inflazione per l’Italia siano nulle per il medio termine. Anzi, il mercato si attende persino una lieve deflazione e in tal senso vanno le stime della Commissione europea, secondo cui quest’anno la crescita dei prezzi italiani sarà negativa per lo 0,3%, rimbalzando di oltre l’1% nel 2021.

Rendimento come il BTp 2067?

Questo scenario obbligherà il Tesoro a fissare una cedola reale non significativamente inferiore al rendimento offerto dal BTp maggio 2025 con cedola fissa, anzi vi è la concreta possibilità che essa risulti sostanzialmente in linea, essendo l’obiettivo di fare quanta più cassa possibile. Dunque, immaginando che venerdì ci comunichi un tasso minimo garantito dell’1,25%, significa che, male che vada, comprando il BTp Italia e tenendolo in portafoglio fino ala scadenza, percepiremmo un rendimento annuale superiore all’1,40%, tenuto conto del premio fedeltà dello 0,8% che ci verrebbe corrisposto alla data di rimborso del bond.

Se, poi, l’inflazione effettivamente rimbalzasse sopra l’1%, già l’anno prossimo ci sarebbe la concreta possibilità che arriveremmo a percepire un rendimento superiore a quello offerto dal BTp 2067, il più longevo sinora emesso dal nostro Tesoro. Oggi, esso rende in area 2,75%. A conti fatti, per quanto spiegato sopra, ci basterebbe che l’inflazione salisse intorno all’1,35-1,40% per spuntare un rendimento simile o più alto, ma con una notevole differenza: qui, parliamo di un bond a 5 anni, non a 50 anni! E questo vorrebbe anche significare una molto più bassa volatilità sul mercato secondario, ovvero ci esponiamo a rischi di prezzo decisamente inferiori. Chiaramente, il discorso vale se la cedola reale sarà fissata al livello sopra indicato e nel caso di accelerazione dell’inflazione negli anni futuri.

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