Il Tesoro ha collocato in settimana una nuova tranche del BTp 2051 in dollari USA (ISIN: US465410CC103) per l’importo di $1 miliardo, ricevendo ordini per $2,2 miliardi. Il prezzo di collocamento è stato di 104,966, esitando un rendimento lordo annuo del 3,60%. Ad aprile, la tranche a 30 anni era stata emessa per un controvalore di 1,5 miliardi di dollari, per cui adesso si porta a complessivi 2,5 miliardi. Una buona notizia per gli obbligazionisti, visto che il maggiore grado di liquidità favorirà gli scambi e la formazione più efficiente dei prezzi.

Perché il Tesoro ha sentito il bisogno di piazzare nuovamente il BTp 2051 sul mercato? Probabilmente, ha intuito che questa fosse la tempistica giusta per approfittare dei bassi tassi vigenti sul mercato americano e che, però, iniziano a risalire sulla prospettiva di una stretta monetaria vicina da parte della Federal Reserve. In effetti, se guardate al grafico vi accorgerete che il BTp 2051 in dollari ha perso ben il 6% dalla seduta del 9 novembre. Nello stesso periodo, il suo omologo in euro ha ripiegato solamente del 3,8%.

BTp 2051 in dollari, premio e rischio cambio

Quello che succede è evidente. Dal 9 novembre scorso, il rendimento del Treasury a 30 anni è cresciuto di 20 punti base al 2,02%. Questo significa che i bond denominati in dollari nel resto del mondo dovranno competere con titoli americani più allettanti. Di conseguenza, si deprezzano. Peraltro, il Tesoro ha collocato la nuova tranche a un prezzo di circa mezzo punto percentuale più basso di quello vigente sul mercato secondario durante la stessa seduta. Rispetto al rendimento offerto dal BTp 2051 in euro, il premio è risultato di ben 176 punti base.

Evidente che il Tesoro punti con queste emissioni in dollari ad attirare capitali americani, ampliando la platea degli investitori. Allo stesso tempo, scommette sul rafforzamento del cambio euro-dollaro nel corso degli anni. Questo andamento gli consentirebbe di pagare cedole sempre più basse, mentre il valore del debito in circolazione diminuirebbe.

Oltretutto, l’operazione di “hedging” valutario costa poco in questa fase: circa lo 0,8% all’anno. Significa che assicurarsi contro il rischio di cambio tra euro e dollaro costa meno dell’1%, a fronte di un premio circa doppio offerto dal bond in dollari. Praticamente, agli investitori conviene inserire in portafoglio quest’ultimo per approfittare dei prezzi bassi.

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