Ieri, il Tesoro ha raccolto tutti gli 8,75 miliardi di euro previsti con l’asta di BTp a medio-lunga scadenza di metà mese e i cui risultati hanno confermato la netta avanzata dei rendimenti di stato. Erano quattro i titoli offerti, con scadenze che andavano da 3 ai 17 anni residui. Per il triennale si è trattato del debutto del nuovo benchmark. Il BTp 15 gennaio 2026 e cedola 3,5% (ISIN: IT0005514473) è stato prezzato sotto la pari, esitando un rendimento lordo annuale del 3,57%. Collocati al massimo della forchetta 3,25-3,75 miliardi di euro.

Risultati asta BTp confermano alti rendimenti

E c’era anche la nona tranche del BTp giugno 2029 con cedola 2,8% (ISIN: IT0005495731) per l’ammontare massimo di 2,75 miliardi, anch’essa interamente collocata. Il prezzo di aggiudicazione è stato qui nettamente sotto la pari a 91,93 centesimi, per un rendimento lordo annuale del 4,25%.

E veniamo alla quarta tranche del BTp 1 marzo 2038 e cedola 3,25% (ISIN: IT0005496770). In questo caso, l’importo massimo offerto e collocato è stato di 1 miliardo di euro. Il rendimento è salito al 4,82%, per effetto di un prezzo di aggiudicazione di 83,65 centesimi.

Infine, nona tranche del BTp 1 agosto 2039 e cedola 5% (ISIN: IT0004286966). Offerti e collocati tutti gli 1,25 miliardi di euro della forchetta massima fissata dal Tesoro. Il bond debuttò una quindicina di anni fa come trentennale. E’ stato piazzato in asta sopra la pari a un prezzo di 103,21, corrispondente a un rendimento del 4,78%.

Tensioni sul mercato dei bond restano

I risultati dell’asta BTp ci confermano che le condizioni di mercato per i nostri titoli di stato restano deboli. I prezzi sono bassi e i rendimenti alti. E dire che la seduta di ieri è stata, tutto sommato, positiva. Nelle ore in cui avveniva il collocamento, lo spread scendeva sotto 240 punti e il rendimento a 10 anni sotto il 4,70%.

Resta il quadro internazionale sfavorevole, caratterizzato dalla necessità per le banche centrali di alzare i tassi d’interesse contro l’alta inflazione.

Il deterioramento delle condizioni di liquidità accede a sua volta i fari sulla sostenibilità dei debiti più alti, tra cui quello dell’Italia. Da qui la divaricazione degli spread con la risalita dei rendimenti medio-lunghi italiani più marcata che sugli altri mercati “core” dell’Eurozona.

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