Lo spread a 10 anni è salito oggi oltre la soglia dei 120 punti base e il rendimento decennale del BTp viaggia verso l’1,10%, ai massimi da fine agosto scorso. Ma i giochi sul mercato obbligazionario cambieranno quando il Bund arriverà alla soglia del rendimento zero. Oggi, il decennale tedesco offre -0,12%, oltre mezzo punto percentuale in più da dicembre. Allora, arrivò al -0,64%. L’impennata è stata provocata da due fattori concomitanti e tra di loro legati: l’allentamento delle tensioni finanziarie con l’avvio delle campagne di vaccinazione nel mondo; la reflazione in corso.

Analisti e investitori appaiono concordi nel ritenere che il raggiungimento del rendimento zero sia solo una questione di tempo. D’altronde, ad aprile l’inflazione tedesca è salita al 2%. Era al -0,3% a dicembre. In termini reali, il Bund a 10 anni offre circa -2,10% contro -0,90% di appena 5 mesi fa. Appare evidente che il trend non sia più sostenibile. Le stesse aspettative d’inflazione in Germania a 10 anni sono salite all’1,4%. Erano nulle un anno fa e in area 0,85% a inizio 2021.

Cosa significherebbe rendimento zero del Bund a 10 anni? La Germania s’indebita a costi negativi su questa scadenza dalla primavera del 2019. Agli inizi del 2018, quando l’economia nell’Eurozona era reduce da un 2017 ben oltre le previsioni, il decennale tedesco arrivò ad offrire 0,70%. Meno di 3 anni e mezzo fa, ma un’altra era per i mercati finanziari. Di certo, il ritorno alle percentuali positive avrebbe un impatto psicologico dirompente per gli obbligazionisti. Per la prima volta da anni, comprare debito tedesco dai 10 anni insù non avverrebbe in perdita (nominale).

Ma per il Sud Europa non si tratterebbe di una buona notizia. Ad oggi, il debito di stati come Italia e Spagna presenta l’indubbio vantaggio di mostrarsi remunerativo, pur non sul piano dei rendimenti reali. Ma se il Bund a 10 anni offrisse un rendimento zero, questo vantaggio verrebbe parzialmente meno.

E, soprattutto, sarebbe la spia di un aumento dei costi globali di rifinanziamento. Per stati come la Germania, nessun problema. Non così sarebbe per realtà come l’Italia, indebitata al 160% del suo PIL.

Non è un caso che lo spread BTp-Bund stia risalendo con il graduale avvicinamento dei titoli tedeschi alla soglia di rendimento zero. Il rischio sovrano percepito a carico dell’Italia lievita. In un ambiente di tassi negativi, il debito pubblico tricolore si mostra chiaramente più sostenibile. E, infatti, l’effetto Draghi è quasi svanito riguardo allo spread, sterilizzato proprio dall’aumento in corso dei tassi. Situazione ancora più sgradevole si avrebbe nel caso di reflazione italiana decisamente inferiore ai livelli medi dell’Eurozona. Il nostro PIL nominale non beneficerebbe appieno del trend, mentre il debito accuserebbe il colpo della vicina svolta monetaria della BCE.

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