Spread fin sotto 190 punti base e rendimento del BTp a 10 anni prossimo al 4,65% dopo che ieri sono stati pubblicati i dati su PIL e inflazione nell’Eurozona. Nell’intera area c’è stato un calo congiunturale dello 0,1% nel terzo trimestre per l’economia e una crescita dei prezzi in calo al 2,9% su base annua. In Italia, PIL invariato e inflazione giù all’1,8%, dato più basso da giugno 2021.

Più lontano ultimo aumento tassi BCE

Questi dati hanno messo le ali a tutte le scadenze, con il BTp 2072 ad avere registrato un rialzo superiore all’1%.

Poco variati, invece, i bond a breve termine. In effetti, la discesa del rendimento del BTp a 10 anni è stata sintomatica della lettura data dai mercati. Si allontanerebbe l’ipotesi di un ultimo aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE) dopo la pausa della settimana scorsa. Tra rischio recessione e calo dell’inflazione verso il target del 2%, si vedrebbero pochi motivi per giustificare un’ulteriore stretta.

I titoli di stato italiani sono stati particolarmente venduti negli ultimi mesi, a causa del maggiore rischio sovrano percepito a seguito dell’aumento dei tassi. Poiché il nostro debito pubblico è molto elevato, la spesa per interessi già incide parecchio sul PIL e l’anno prossimo tornerebbe a salire sopra il 4%. Tutto ciò che prospetta una stretta sui tassi accresce i timori sulla tenuta dei conti pubblici italiani. Viceversa, i dati che lasciano presagire la fine della stretta, aiutano i nostri bond.

Rendimento BTp 10 anni elevato in termini reali

Ieri, il rendimento del BTp a 10 anni si è riportato ai livelli più bassi da cinque settimane. Oltre al fattore tassi, c’è un impatto più diretto del dato sull’inflazione. In questo momento, il rendimento reale decennale in Italia si aggira intorno al 2,9%. Significa che si riduce la convenienza degli investitori domestici a spulciare tra i bond stranieri.

D’altra parte, un investitore tedesco inizierà a chiedersi se abbia senso continuare ad inserire in portafoglio Bund a 10 anni al 2,80% con un’inflazione ancora al 3,8% in Germania. Ovviamente, questi ragionamenti sono tutti al netto del rischio sovrano. Come detto, però, la percezione di quest’ultimo tende a migliorare per l’Italia quando si allenta la pressione sui tassi BCE.

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