Il bond del Tesoro più longevo sinora emesso sul mercato sovrano è il BTp 1 marzo 2072 con cedola 2,15% (ISIN: IT0005441883). Il suo debutto avvenne nella primavera di due anni fa, in condizioni finanziarie del tutto diverse da quelle odierne. I tassi di interesse nell’Eurozona erano ancora a zero e gli investitori cercavano disperatamente asset capaci almeno di sfuggire ai rendimenti negativi. Erano costretti a buttarsi sulle scadenze ultra-lunghe per spuntare rendimenti accettabili. Di fatto, gli emittenti ne approfittavano per indebitarsi a costi infimi.

Lo segnala la cedola del bond a 50 anni, oggi considerata a dir poco ridicola.

Quotazione bond 50 anni a picco

Infatti, il BTp 2072 al momento offre un rendimento del 4,80%, alla pari con il BTp a 10 anni. Poiché la cedola è rimasta chiaramente uguale, ad essere cambiata è stata chiaramente la quotazione. E in misura drastica! Oggi è possibile acquistare il bond per meno di 51 centesimi, cioè alla metà del suo valore nominale. In pratica, se vuoi inserire in portafoglio un investimento di 1.000 euro, dovrai spenderne solamente 510 o anche meno. La differenza tra il valore di rimborso alla scadenza e il prezzo di acquisto ingrossa per l’appunto il rendimento offerto dalla cedola.

Cedola effettiva sopra inflazione attesa

Con una seconda conseguenza positiva per l’obbligazionista: la cedola effettiva, cioè rapportata al prezzo di acquisto, s’impenna. Quel 2,15% di cui parlavamo sopra equivale adesso a un flusso di reddito netto annuale del 3,70%. Come otteniamo tale dato? Il 2,15% di 51 centesimi vale oltre il 4,20%. Al netto dell’imposta del 12,50%, scende in area 3,70%. In altre parole, tu oggi compri il BTp 2072 per metà del suo valore e la cedola che incassi ti garantisce un ritorno annuale più che soddisfacente. L’inflazione italiana attesa nel medio-lungo termine, in effetti, è assai inferiore. Dunque, il rendimento reale netto risulterebbe più che positivo.

Questo significa anche che, ammesso che la quotazione del BTp 2072 restasse bassa anche per anni, perlomeno l’investitore riuscirebbe a lucrarci in termini di cedole soddisfacenti.

Ma è evidente che gli acquisti puntino soprattutto ai guadagni in conto capitale. Essendo il bond a lunghissima scadenza, teoricamente riuscirebbe a risalire più velocemente di prezzo in una fase di calo dei tassi. Ad oggi, il mercato sconta solo 1-2 tagli entro fine 2024. Da qui la prudenza nel guardare all’obbligazionario come fonte immediata di guadagno in caso di svolta monetaria.

Risalita BTp 2072 a rischio con stagflazione

A fine giugno, quando i tassi di interesse della Banca Centrale Europea erano più bassi di oggi dello 0,50%, la quotazione del BTp 2072 sfiorava ancora i 60 centesimi. Rispetto ad oggi, +20%. Se tornasse a quei livelli entro 12-18 mesi, in un contesto di tassi in leggero calo, l’obbligazionista avrebbe modo di disinvestire con un guadagno del 20%. I rendimenti scenderebbero in area 4%, verosimilmente appena sopra quelli decennali. Dunque, non stiamo scontando uno scenario estremo, anche se dobbiamo avvertire del rischio stagflazione. Questo è diventato il vero spauracchio per i bond. Inflazione e tassi alti a lungo colpirebbero proprio il tratto lungo della curva per gli anni futuri.

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