Il report di Assogestioni sul primo trimestre conferma l’inversione di rotta degli investitori italiani: il risparmio gestito ha perso appeal; parallelamente cresce l’interesse per le obbligazioni e i titoli di Stato, snobbati per molti anni. Perché ci si sta spostando su questa nuova fetta di mercato e quanto rende la stessa somma investita in prodotti diversi. Ecco cosa considerare prima di scegliere dove investire.

E’ finita l’era del risparmio gestito?

Nei primi sei mesi del 2023 la raccolta dei fondi comuni di investimento ha fatto registrare un nuovo record negativo.

Più 19 miliardi di euro. In altre parole l’importo disinvestito in polizze assicurative finanziarie, fondi comuni etc ha superato le nuove sottoscrizioni. Dati in controtendenza rispetto a quelli degli anni passati che confermano un cambiamento ormai avviato nelle abitudini dei risparmiatori italiani. Quasi 15 anni fa il crollo dei tassi di interesse aveva segnato un’era che però sembra giunta al termine. Il 2023 è l’anno delle obbligazioni e dei titoli di Stato?

Come sono cambiati (in meglio) i rendimenti dei Bot

Dopo anni di “avarizia”, titoli di Stato, obbligazioni e depositi bancari sono tornati a offrire rendimenti più interessanti. Tendenza che accomuna il mercato statunitense e quello europeo. Un esempio: i Bot con scadenza a 3 mesi emessi nelle ultime aste dell’estate appena conclusa, hanno liquidato interessi di poco superiori al 3% lordo e pari a circa il 2,6% al netto delle tasse (imposta di bollo inclusa). Ancora più generosi i Bot a 6 mesi che, sempre nello stesso periodo di riferimento, rendevano su base annua il 3,8% lordo (equivalente a più del 3% netto).

A conti fatti significa che 100 mila euro investiti nei Bot hanno fruttato 3 mila euro di interesse.

Quanto rende la stessa somma investita in Bot, Btp e conti deposito ora e nel 2024

La stessa somma investita nei Btp ha superato il 4% di rendimento.

Stessa percentuale che si ottiene con un conto deposito vincolato ad almeno un anno.

Numeri che stanno convincendo sempre più anche i risparmiatori italiani, notoriamente non amanti del rischio. Prima di voltare le spalle al risparmio gestito ci sono alcune considerazioni da fare. Il che non significa necessariamente non fare questa scelta ma solo farla consapevolmente!

I Buoni del Tesoro (e anche molti bond) faticano ancora a combattere l’inflazione che li erode. Dunque la somma investita rende una percentuale inferiore o appena sufficiente a compensare l’aumento del costo della vita. Ecco perché nell’ultimo anno l’aumento in questi investimenti è stato comunque frenato. Ma che cosa succederà se l’inflazione segnerà una battuta d’arresto nel 2024? Stando alle previsioni dell’Unione Europea, l’aumento dei prezzi scenderà appena sotto i tre punti percentuali il prossimo anno. Se questo scenario si concretizzasse avere una somma investita che rende il 4% vorrebbe dire ottenere un bel guadagno.

Eliminare il fattore rischio sugli investimenti è impossibile: sull’aumento dei tassi di interesse nel 2024 le opinioni si dividono.