Tempo di entusiasmo per gli investitori per le obbligazioni? A cosa è dovuto ed è davvero giustificato. Le proiezioni sui tassi di interesse dell’autunno 2023 non sono tutte rosee. Gli esperti del mercato sono divisi in due scuole di mercato: il picco più alto c’è stato o saliranno ancora?

Una risposta che avrà effetti sotto diversi profili e che sicuramente inciderà anche sui rendimenti delle obbligazioni.

BTP Valore, nuova emissione a ottobre con cedola trimestrale e premio fedeltà

Il governo ha annunciato una seconda emissione di BTP Valore, prevista per ottobre.

Il titolo di Stato italiano riservato ai risparmiatori individuali sarà verosimilmente collocato tra il 2 e il 6 ottobre. Avrà una durata quinquennale e presenta alcune novità ghiotte.

Per la prima volta per un titolo di Stato, la cedola avrà cadenza trimestrale. Inoltre, è stato annunciato un extra premio di fedeltà per chi lo mantiene fino alla data di scadenza.

La notizia sta tenendo banco visto anche il successo della prima emissione. Stando ai dati raccolti dal ministero del Tesoro, con la prima emissione sono stati raccolti oltre 18 miliardi di euro; una cifra che rappresenta il “risultato più elevato di sempre in termini di valore sottoscritto, ma anche per numero di contratti registrati, 654.675, in un singolo collocamento di titoli di Stato per i piccoli risparmiatori”.

Il 2023 si conferma l’anno delle obbligazioni?

Ma il trend a favore delle obbligazioni non dipende solo dal BTP Valore. Dall’inizio dell’anno, i fondi specializzati sul reddito fisso hanno superato i 115 miliardi di euro di raccolta in tutta Europa, ben lontano dai quasi 20 miliardi di flussi netti provenienti dai comparti azionari.

E l’autunno delle obbligazioni cosa ci riserva? Ci sono alcuni scenari che potrebbero rallentare questo trend?

Tassi di interesse autunno 2023: il picco è stato toccato o ci aspetta una nuova salita?

Quali decisioni prenderanno le banche centrali in merito ai tassi di interesse? La questione divide anche gli economisti.

Il dato certo è che la BCE ha portato i saggi di riferimento a un livello record nella riunione della settimana scorsa, confermando che l’inflazione è ancora su livelli troppo alti. Il tasso di rifinanziamento sulle operazioni principali si assesta ora al 4,50% mentre quello sui depositi viaggia al 4%.

In Europa c’è chi ritiene che il picco sia stato toccato e che ora inevitabilmente andiamo verso una diminuzione e c’è chi invece non è ancora sicuro che il peggio sia alla spalle. Intanto negli USA il focus è su un trend anomalo della curva dei rendimenti, che ha visto i titoli a breve termine rendere più di quelli a lunga scadenza. L’analisi punta a capire se è ancora valida come indicatore di recessione, dato che l’economia è resiliente.