Esame superato. L’Italia ha atteso con trepidazione l’aggiornamento del rating sui suoi BTp da parte dell’agenzia internazionale S&P. Il giudizio è stato confermato a BBB con outlook stabile. Smentiti i timori di un declassamento, che ci avrebbe avvicinati all’area “junk” o “spazzatura”. L’istituto ha rilevato che il calo del rapporto debito/PIL rallenterà rispetto ai due anni passati e ha previsto un deficit nel 2023 al 5,5%. Il maggiore disavanzo sarebbe da attribuire all’impatto negativo del Superbonus sui conti pubblici italiani per lo 0,8%.

D’altra parte, sempre S&P ha fatto presente che il sostegno alla crescita arriverà dal Pnrr, grazie agli investimenti pubblici. Ha spiegato, comunque, che se l’Italia non si atterrà anche solo in parte alle riforme richieste per ottenere in cambio i fondi europei, il rischio “downgrade” sarebbe in agguato.

Dopo lo scampato pericolo, i titoli di stato italiani dovrebbero sin dalla seduta odierna beneficiare di qualche ritorno agli acquisti, ceteris paribus. Lo spread BTp-Bund dovrebbe scendere ancora un po’ al di sotto dei 200 punti base. Un eventuale declassamento avrebbe avuto un impatto negativo sui bond sovrani dell’Italia. Molti fondi d’investimento avrebbero o venduto i titoli tricolori in portafoglio o evitato perlomeno di acquistarne altri, dato che per statuto non possono inserire in portafoglio asset “non investment grade”. E l’Italia si sarebbe avvicinata ulteriormente a quello scenario.

Calendario agenzie sull’Italia

Ciò detto, sui rating i BTp hanno superato solamente uno dei quattro esami previsti in meno di un mese. Già questo venerdì sarà la volta dell’agenzia Dbrs, che sinora assegna ai titoli di stato italiani il giudizio più generoso, cioè BBB(high). Esso corrisponde a BBB+ nella scala dei giudizi di S&P, tre gradini sopra il livello “spazzatura”. E giorno 10 novembre sarà Fitch a dover rinnovare il giudizio sull’Italia.

Ad oggi, ci assegna anch’essa BBB, due gradini sopra il livello “spazzatura” come S&P.

Il momento più temuto sarà, però, giorno 17 novembre. E non si tratta solo di scaramanzia: sarà un venerdì 17 e nel mese dei morti! Quel giorno, infatti, a pronunciarsi sarà Moody’s, l’agenzia più severa con l’Italia. Il suo giudizio è Baa3 con outlook negativo. In pratica, se ci declassasse anche di un solo gradino, il debito pubblico italiano diverrebbe formalmente “speculativo”, cioè per l’appunto “spazzatura”. E nei mesi scorsi, proprio Moody’s ha minacciato la bocciatura dei conti pubblici del Bel Paese.

Rating BTp non unico parametro per mercati

Questo significa che le tensioni sullo spread BTp-Bund resteranno elevate almeno fino a quella data. Se tutto andasse per il verso giusto, cioè se non registrassimo alcuna bocciatura, i rendimenti italiani stringerebbero un po’ rispetto a quelli tedeschi. I mercati finanziari non guardano, tuttavia, solo alle agenzie di rating. Essi valutano lo stato dei conti pubblici e le prospettive di crescita. In entrambi i casi, c’è foschia sopra il cielo di Roma. S&P si aspetta un PIL a +0,9% quest’anno e a +0,7% nel 2024. In pratica, l’economia italiana ristagna e il deficit resta elevato. Nel frattempo, la Banca Centrale Europea prosegue la stretta monetaria, accrescendo il costo di emissione del debito nell’Eurozona. Tutti elementi che depongono a sfavore dei BTp.

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