Dopo che S&P aveva graziato l’Italia, mantenendone il rating sovrano a “BBB”, pur peggiorando le prospettive a “negative”, inatteso nei tempi era arrivato il declassamento di Fitch da “BBB” a “BBB-“, appena un gradino sopra il livello “junk” o “spazzatura”, formalmente “non investment grade”. Stasera, saranno altre due agenzie a doversi esprimere sui nostri titoli di stato: la canadese e meno nota Dbrs e Moody’s. Mentre la prima ci assegna un giudizio ad oggi più positivo di tutti con “BBB (high)”, ben tre gradini sopra “junk”, la seconda ci colloca già a “Baa3”, a un passo dal baratro.

Tutti gli occhi sono puntati proprio su Moody’s, quindi, perché se dovesse anche solo declassare il debito pubblico italiano di un “notch”, il Tesoro diventerebbe un emittente speculativo, almeno per una delle principali agenzie di rating, con inevitabili ripercussioni immediate sui costi delle emissioni e, a cascata, sugli altri rating stessi.

Ecco cosa succede se le agenzie declassano i BTp a “spazzatura”

Il giudizio di Moody’s preoccupa proprio per questo, ma non solo. Per quanto si abbiano elevate probabilità che l’agenzia eviti di compiere passi azzardati, dato il forte impatto che una decisione negativa avrebbe sull’intero mercato obbligazionario globale, il problema è rappresentato dall’evoluzione sfavorevole del dibattito europeo su come affrontare la crisi economica provocata dall’emergenza Coronavirus. Del resto, quando S&P ci risparmiò nelle scorse settimane, scrisse a chiare lettere che il giudizio dipenderà anche dalla capacità di Bruxelles di coprire il debito pubblico italiano con azioni tese a contenere i rischi sovrani nazionali.

Pesa l’impasse europea

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale tedesca, si riducono le probabilità di un prosieguo del sostegno marcato della BCE ai nostri BTp, così come che la Germania possa accettare una qualche forma di condivisione dei debiti, anche solo temporanea.

Questo implica l’aumento del rischio che i rendimenti italiani aumentino a tal punto con la crisi fiscale in corso, che il Tesoro di Roma prima o poi perda l’accesso ai mercati finanziari, dovendo chiedere assistenza al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), un fatto molto difficile da far passare sul piano politico.

Ci aspettiamo che Moody’s non declassi il rating, semmai che si limiti a mutare in “negative” le prospettive, in attesa di verificare gli sviluppi della crisi e le ripercussioni sui conti pubblici. Ma nulla può darsi per scontato, dati i segnali di impasse che arrivano da Bruxelles e che non spingono all’ottimismo né i mercati e né le stesse agenzie di rating. Nel frattempo, la Commissione europea ha stimato per l’Italia un deficit a doppia cifra e un pil in caduta del 9,5% quest’anno, mentre il rapporto debito/pil si avvicinerebbe al 160%. E questi numeri, pur essendo ancora solamente previsioni, peseranno sul giudizio, mentre nel caso di S&P non erano ancora disponibili stime aggiornate dell’Unione Europea.

Ricorso al MES per sostenere i BTp: adesso l’Eurogruppo preme sull’Italia

[email protected]