Gli esami non finiscono mai. Così è nella vita e lo stesso vale per i titoli di stato italiani. Domani sera, a borse chiuse, l’agenzia di rating Fitch comunicherà l’aggiornamento del suo giudizio sui BTp. Ad oggi, è BBB con outlook stabile, due gradini sopra il livello “junk” o “spazzatura”. Ad ottobre, S&P ha confermato il suo a BBB con outlook stabile, pur facendo notare che anche una parziale non implementazione del Pnrr avrebbe effetti negativi sulla crescita dell’economia italiana e, quindi, sul rischio sovrano.

Paura per Moody’s

Il giorno più temuto, tuttavia, arriverà il 17 sera, quando ad esprimersi sarà Moody’s. Non solo assegna ai BTp il rating più basso tra le agenzie internazionali – Baa3, appena un gradino sopra il livello “junk” – ma, oltretutto, ha un outlook negativo, cioè ha già minacciato di rivedere al ribasso il suo giudizio. Un suo eventuale declassamento scaraventerebbe il debito pubblico italiano nell’area “non investment grade”. Sarebbero forti dolori per il sistema Italia e, più in generale, per la finanza mondiale. All’improvviso, una massa di oltre 2.300 miliardi di euro di bond sprofonderebbe all’inferno, trascinando a fondo quelli che ci sono già, vale a dire altri titoli obbligazionari sovrani e corporate.

Spread in calo aiuta l’Italia

Il rischio sovrano italiano è percepito relativamente elevato, se consideriamo che lo spread BTp-Bund a 10 anni è salito nelle scorse settimane fino a 200 punti base o al 2%. In Grecia, risulta ancora oggi di oltre mezzo punto percentuale più basso e in Portogallo è ad appena 70 punti. Non esiste più un caso PIGS, bensì un caso Italia. E questo, ad essere onesti, da qualche anno a questa parte. Colpa di un rapporto debito/PIL secondo solo alla Grecia sopra il 140% e di una crescita economica nel medio-lungo termine attesa bassissima. Nel frattempo, invece, il costo di emissione del debito è esploso.

Soltanto nel 2024 ci saranno 480 miliardi di euro di titoli da rifinanziare sui mercati.

La buona notizia per l’Italia, in vista dei due aggiornamenti dei rating dei BTp, è che lo spread è sceso tra 185 e 190 punti. Non un tracollo, ma la direzione è quella giusta. Questa tendenza segnala che la percezione del rischio si stia riducendo. Infatti, i CDS a 5 anni dell’Italia si acquistano a prezzi minimi da oltre un mese, pur in prossimità dei massimi dell’anno. A cosa si deve tale calo? La Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato in ottobre una pausa sui tassi di interesse e, date le condizioni macro, il mercato sconta la fine della stretta nell’Eurozona e possibili tagli dei tassi durante il 2024. Tutto ciò rende meno fosche le previsioni a medio-lungo termine per il debito pubblico italiano.

Rating BTp e mercati

D’altra parte, c’è quasi un rapporto simbiotico tra agenzie di rating e mercati. E’ vero che il giudizio delle prime influenza i secondi, ma anche viceversa. Se gli investitori si mostrano (più) ottimisti sui titoli di stato, gli istituti valutano più facili le condizioni a cui avverranno nel prossimo futuro le emissioni lorde di un dato paese. I rendimenti decennali sono scesi dai massimi del 5% di ottobre al 4,50% medio delle ultime sedute. Non è ancora abbastanza per poter spingere le valutazioni sui rating dei BTp. Ma la direzione sarebbe tale da probabilmente indurre le agenzie ad evitare giudizi affrettati, preferendo prendersi del tempo per seguire gli sviluppi a breve.

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