I mercati erano in fibrillazione sull’attesa per la decisione della Banca Centrale Europea (BCE) in merito ai tassi di interesse. E alle 14.15 di ieri pomeriggio, l’annuncio: pausa! Non c’è stato un aumento del costo del denaro per la prima volta dal luglio 2022. I tassi restano confermati al 4,50% per quelli di riferimento, al 4% sui depositi bancari e al 4,75% per i prestiti marginali. I bond hanno fatto festa, pur senza esagerare. Lo spread tra BTp e Bund a 10 anni è sceso sotto 200 punti base o 2%, il rendimento decennale si è portato fin sotto il 4,85% dal 4,91% dei minuti precedenti il comunicato.

Pausa tassi e niente fine PEPP

A dire il vero, il mercato aveva grosso modo scontato la pausa sui tassi. Era nell’aria da giorni. L’inflazione resta alta nell’Eurozona, come ammette la stessa BCE, ma è in calo e gli effetti della stretta monetaria sin qui adottata si dispiegheranno completamente nei prossimi mesi. La verità è che tutti hanno scrollato la pagina del comunicato fino a verificare la decisione sul PEPP. Si vociferava che Francoforte avrebbe potuto anticipare la fine dei riacquisti, mentre è rimasta fissata formalmente almeno al dicembre 2024.

Per il momento, nessuna chiusura anticipata del PEPP. Questo non significa che non accadrà a dicembre, magari sulla scorta delle nuove previsioni macro. Tuttavia, lo spread tra BTp e Bund giustamente stringe un po’. La stretta sui tassi BCE, se non si è ancora conclusa del tutto, certamente sta avviandosi alla conclusione. E i dati usciti in questi giorni sull’economia nell’area sono stati alquanto deludenti. La Germania ha iniziato il quarto trimestre con un’attività economica in contrazione. Sarebbe tornata in recessione. La Francia non se la passa meglio e nemmeno l’Italia.

Calo spread BTp Bund frenato da PIL USA

Lo spread BTp-Bund sarebbe potuto scendere un po’ più convintamente, se non fosse che un quarto d’ora dopo il comunicato della BCE sia uscito il dato sul PIL USA nel terzo trimestre.

E’ cresciuto del 4,9% secondo la lettura preliminare. Le attese erano per un +4,5-4,7%. Insomma, è andata meglio delle già ottime previsioni. E sui mercati vale il detto “good news is bad news”. Un’economia americana troppo scintillante minaccia la fine della stretta sui tassi della Federal Reserve. A cascata, rischia di avere ripercussioni sulla stessa BCE, che deve monitorare il cambio euro-dollaro per evitare di importare inflazione. Non a caso, ieri il cross s’indeboliva sempre più a ridosso del tasso di 1,05.

Riepilogando, il BTp a 10 anni è sceso di una manciata di punti in termini di rendimento e lo spread si è portato appena sotto la soglia dei 200 punti. Nulla di eclatante, non siamo all’inversione di tendenza. La svolta monetaria ci sarà solamente quando dalla BCE usciranno frasi accomodanti circa le future mosse sui tassi. E i tempi per il momento appaiono lontani. Sempre che ad avvicinarli non saranno i pessimi dati macro in uscita nei prossimi mesi.

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