I mercati emergenti sono ridiventati appetibili dopo anni di deflussi di capitali registrati con il rialzo dei tassi negli USA. Adesso che la Federal Reserve starebbe per abbassare il costo del denaro e che la BCE propende per varare nuovi stimoli monetari, i rendimenti in America, Europa e Giappone sono scesi a livelli infimi lungo le rispettive curve delle scadenze e una massa di 13.000 miliardi di dollari di obbligazioni offre ormai rendimenti negativi. Assumersi qualche rischio con i bond emergenti non sarebbe peccato, a patto di stare attenti e di non compiere valutazioni affrettate.

Rendimenti delle obbligazioni troppo scarsi? Ecco emissioni generose e a rischio sovrano zero

Qualche giorno fa vi abbiamo dato conto di alcune obbligazioni in valute emergenti ed emesse da organismi sovranazionali, che nei fatti azzerano il rischio emittente, per quanto non quello di cambio. Oggi vi proponiamo le obbligazioni in rand sudafricani della Banca Europea per gli Investimenti (BEI). I titoli con scadenza dicembre 2026 e cedola 8,125% (ISIN: XS1167524922) quotano sul mercato intorno a 103, per cui offrono un rendimento in area 7,45%. Se confrontiamo questo dato con il rendimento esitato dal bond emesso dal Sudafrica (7,60%) e sempre in valuta locale, otteniamo una differenza risibile, come a segnalare che il mercato non prezzerebbe alcun significato rischio sovrano per Pretoria.

Sembra strano, considerate le condizioni economiche tutt’altro che floride dell’economia emergente, incapace di avviarsi verso un sentiero stabile di sviluppo e benessere diffuso dopo la fine dell’apartheid. E di recente le preoccupazioni sui mercati crescono sulla sostenibilità del debito pubblico sudafricano, a seguito del possibile salvataggio a carico dello stato di Eskom, l’utility pubblica gravata da 440 miliardi di debiti (28,35 miliardi di euro), perlopiù garantiti proprio dal governo, che dovrebbe investirvi per il rilancio altri 59 miliardi in 2 anni. Il ministro delle Finanze, Theo Mboweni, ha avvertito che per questo le emissioni di bond sovrani sarebbero destinate a salire, mentre le agenzie stanno mettendo sotto osservazione il rating sovrano per eventuali declassamenti, quando già è valutato “junk” o “spazzatura”.

Rendimento appetibile, anche al netto del rischio cambio

Accertato, quindi, che il rischio sovrano per il Sudafrica, pur ignorato dal mercato vi sarebbe, in ogni caso non ci riguarda, trattandosi di un’obbligazione emessa dalla BEI. E il cambio? Guadagna quasi il 6% contro l’euro quest’anno, ma nell’ultimo decennio ha perso il 30%. Per capire quali sarebbero le aspettative del mercato, abbiamo monitorato il bond sudafricano in scadenza esattamente tra 7 anni (24 luglio 2026) e denominato in euro. Oggi offre il 2%, circa 560 punti base in meno rispetto all’omologo in rand di pari durata. Questo implica che ci si attende un deprezzamento del cambio contro l’euro del 5,6% all’anno per i prossimi circa 7 anni. Sottraendo dal 7,45% di cui sopra questa possibile perdita media annuale del capitale investito alla scadenza, otteniamo che il rendimento effettivo atteso oggi viaggerebbe in area 1,85%.

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Non stiamo parlando di una “yield” imperdibile, ma ad ogni modo interessante, risultando di circa tre quarti di punto percentuale sopra il tasso offerto dal BTp di pari durata. Chiaramente, nulla ci assicura che il cambio non si evolva meglio o peggio delle attese. Se scommettiamo su un andamento meno sfavorevole di quanto paventato dal mercato, riusciremmo a diversificare il portafoglio con un investimento sicuro quanto ad affidabilità creditizia (rating tripla “A” per BEI) e potenzialmente ben più remunerativo dei nostri stessi titoli di stato. Con il mantenimento di una “guidance” accomodante da parte della BCE più a lungo di quanto previsto fino a poco tempo fa, le probabilità che l’euro si rafforzi poco o niente contro il rand sudafricano nei prossimi anni non sarebbero così basse, a patto che da Pretoria non giungano notizie negative sul fronte politico e dell’economia.

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