Il mercato dei bond emergenti offre opportunità d’investimento sempre più allettanti con il calo dei rendimenti registratosi negli ultimi mesi in Europa e Nord America. C’è da dire che gli spread si stanno restringendo in previsione del taglio dei tassi di interesse globale. Gli investitori scontano minori criticità sul fronte del pagamento dei debiti in valuta estera, ma bisogna fare i conti caso per caso. Oggi, ad esempio, a rischio vi è l’apertura per i titoli di stato emessi dal Senegal e denominati in dollari Usa.

Ieri, ci sono state le elezioni presidenziali e, in base ai primi dati non ufficiali, avrebbe vinto il candidato dell’opposizione Bassirou Diomaye Faye. Probabile che si renda necessario il ballottaggio per decretare il vincitore.

Rendimenti in ripresa da inizio anno

Faye vuole rinegoziare sia gli accordi con le compagnie straniere per le trivellazioni off-shore di petrolio e gas, sia l’unione monetaria di cui Dakar fa parte insieme ad altri tredici paesi della regione. La moneta nazionale è il franco CFA, che da decenni garantisce stabilità valutaria e dei prezzi. In generale, l’apparente sconfitta del candidato governativo Amadou Ba non depone a favore della prosecuzione di politiche liberali in economia. Queste hanno fatto crescere il Pil in media del 5% all’anno sotto la presidenza di Macky Sall sin dal 2012.

Questi bond emergenti hanno registrato cali dall’inizio dell’anno. In media, offrono più del 9% lordo lungo la curva delle scadenze. Ad esempio, il titolo con data di rimborso 30 luglio 2024 e cedola 6,25% (ISIN: XS1090161875) giace sotto 99 centesimi e rende il 9,34%. Molto per una scadenza imminente. E quello del 23 maggio 2033 con cedola 6,25% (ISIN: XS1619155564) si aggira sotto gli 84 centesimi, offrendo poco meno del 9,10%. Infine, il bond 8 giugno 2037 con cedola 5,375% (ISIN: XS2333676133) vale sul mercato meno di 69 centesimi per un rendimento che sfiora il 9,40%.

Bond emergenti ad alto rischio di credito

Parliamo di bond emergenti con rating “non investment grade”: B+ per S&P e Ba3 per Moody’s.

Il Senegal ha un debito pubblico intorno al 75% del Pil e riserve nette che bastano per appena 2,11 mesi di importazioni. E questo, a fronte di una bilancia commerciale negativa, come lo è il saldo delle partite correnti. Significa che, effettivamente, ha un’economia sì in crescita, ma poco competitiva. Forse sarà anche vero che il franco CFA si riveli un po’ forte per i suoi fondamentali. D’altra parte, servirebbero ulteriori riforme per rilanciare la competitività. Al contrario, il possibile vincitore di queste elezioni rischia di colpire il settore energetico, che assicura non solo la crescita del Pil, ma anche delle esportazioni.

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