Il Tesoro terrà la prossima settimana un’asta di titoli di stato a medio-lungo termine per un controvalore complessivo di 4,25-5,75 miliardi di euro. Saranno offerti: la nona tranche del BTp a 5 anni (IT0005454241), la terza tranche del BTp a 10 anni (IT0005466013) e l’ottava tranche del CcTeu a 7 anni (IT0005451361). L’emissione avviene in un contesto di tendenziale rialzo dei rendimenti, con la scadenza decennale ad essersi portata a ridosso dell’1,10% e lo spread in allargamento in area 130 punti base.

Per quanto in rialzo, tuttavia, i rendimenti italiani restano bassissimi sul piano storico, come d’altronde tutti gli altri bond sovrani sui mercati avanzati. Ad esempio, con un’inflazione italiana al 3%, attualmente il BTp a 10 anni nei fatti offre un rendimento reale del -1,9%. Significa che non solo non stai proteggendo il potere d’acquisto, ma lo stai intaccando per qualcosa come un quinto del totale nel giro fino alla scadenza.

Rialzo dei rendimenti e calo dei prezzi

Ma vi siete mai chiesti quanto perdereste nel caso in cui il rialzo dei rendimenti proseguisse fino a tendere a una curva “normale”? Anzitutto, dovremmo chiederci a quale rendimento ciascuna scadenza tenderebbe nel medio-lungo periodo. Iniziamo dal nuovo BTp a 10 anni, in asta prossima settimana. Scadenza 1 giugno 2032 e cedola 0,95%, lo si acquista oggi a meno di 99 centesimi, cioè sotto la pari, pari a un rendimento lordo superiore all’1,10%. Se arrivasse tutto ad un tratto al 2%, la quotazione sprofonderebbe a poco più di 90 centesimi, per cui perderebbe l’8,5% rispetto ad oggi.

Spostiamoci sulle scadenze più lunghe. Il BTp settembre 2051 e cedola 1,7% (ISIN: IT0005425233) quota a 97 centesimi e offre l’1,85% lordo all’anno. Per arrivare al 3%, dovrebbe scendere a un prezzo in area 80 centesimi, per cui perderebbe il 17/18%. Infine, il nuovo BTp a 50 anni: scadenza 1 marzo 2072 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005441883) con rendimento al 2,27%.

Rispetto al trentennale, eventualmente offrirebbe un rendimento di poco maggiore, per ipotesi al 3,20%. Significherebbe scivolare a 80 centesimi, perdendo anch’esso il 17/18% rispetto ad oggi.

Sono numeri importanti. E, tuttavia, con una BCE ancora accomodante a lungo, difficilmente il rialzo dei rendimenti in Italia sarà così repentino. Più tempo passa e minore il calo accusato, dato che con l’avvicinarsi della scadenza il rendimento sale automaticamente (la “duration” scende), a parità di quotazione. Altra considerazione: queste perdite vi sarebbero inflitte solo nel caso in cui voleste rivendere il bond. Se lo mantenete in portafoglio fino alla scadenza, percepirete il rendimento esibito nel momento in cui lo avevate acquistato.

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