Sul mercato sovrano italiano esistono diverse tipologie di titoli di stato che si possono acquistare, a seconda delle esigenze. La stragrande maggioranza dei bond è a tasso fisso, vale a dire che corrisponde all’obbligazionista una cedola periodica costante. Ci sono anche i bond senza cedola, cioè i BoT dalla durata da 3 a 12 mesi. E poi c’è anche il BTp indicizzato all’inflazione. E’ un modo per investire sul mercato a reddito fisso senza rinunciare alla protezione del capitale. In effetti, un titolo obbligazionario con cedola fissa offre rendimenti calanti man mano che l’inflazione sale.

Se, invece, la cedola è agganciata proprio all’inflazione, il potere di acquisto dell’investimento non ne risente.

Esistono due tipi di BTp indicizzato all’inflazione: BTp Italia e BTp€i. I primi sono legati all’inflazione FOI dell’ISTAT, cioè alla crescita dei prezzi al consumo sul mercato italiano. I secondi sono agganciati all’inflazione Eurostat, cioè alla crescita media dei prezzi nell’Area Euro. Sebbene siano uguali per finalità, presentano differenze tecniche importanti. Anzitutto, i BTp€i corrispondono una cedola indicizzata al valore base iniziale e non, come nel caso del BTp Italia, al valore dell’indice del semestre precedente.

Inoltre, il BTp€i corrisponde all’obbligazionista la rivalutazione del capitale solo alla scadenza, mentre il BTp Italia lo fa semestre per semestre. Ciò, come vedremo nell’esempio che vi proponiamo, comporta una sorpresa all’atto dell’investimento. Prendiamo il BTp indicizzato all’inflazione europea con scadenza 15 maggio 2033 e cedola reale 0,1% (ISIN: IT0005482994). Immaginate di averlo voluto acquistare ieri per 1.000 euro nominali.

BTp indicizzato a 10 anni

Il titolo sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana scambiava a circa 76,50 centesimi. Questo significa che, in teoria, avreste dovuto spendere 765 euro, al netto del rateo della cedola da versare al venditore. Invece, vi sarebbe stato richiesto un prezzo di circa 832,34 euro, sempre al netto del rateo.

Perché?

Torniamo al discorso di sopra sulla rivalutazione del capitale. Nel caso del BTp indicizzato all’inflazione europea, avverrà solamente alla scadenza. Se rivendi il titolo prima, però, devi farti dare dall’acquirente la quota parte della rivalutazione, altrimenti significa che stai perdendo l’indicizzazione a cui avresti diritto. Essa è pari alla variazione dell’indice Eurostat dalla data di godimento del bond (15 novembre 2021 nel nostro caso) alla data della rivendita. Ogni mese, il Tesoro pubblica le tabelle per l’indicizzazione del BTp€i giorno per giorno. Nel caso di una rivendita del BTp indicizzato a 10 anni effettuata in data 20 ottobre, sarebbe di 1,08803.

Dunque, il prezzo di mercato va moltiplicato per tale indice per trovare il prezzo reale da versare all’acquirente. Nel caso specifico, passiamo da 76,50 a 83,23 centesimi. In altre parole, il costo per voi è salito di quasi il 9%. E più parliamo di BTp indicizzato emesso lontano nel tempo, più tale extra-costo tende a crescere per l’incorporazione dell’inflazione europea cumulata per un periodo lungo. E’ bene saperlo prima di ricevere qualche brutta sorpresa in fase di investimento.

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