Buongiorno dott. Timpone, oggi volevo sottoporle il mio seguente ragionamento sui BTp. Volendo acquistare dei BTp decisamente sopra la pari, ad esempio il MG31 6% (prezzo attuale 152,39) oppure il MZ30 3,5% (prezzo attuale 126), nell’ipotesi di poterli comunque tenere a lungo, ma anche tradare se conveniente, io sarei orientato sul primo, anche se costerebbe di più. Il motivo è legato alla cedola più corposa, maggiormente godibile nel caso in cui ad esempio non convenga rivenderli. Che ne pensa?

 

Cerchiamo di rispondere al gentile lettore, con notevole esperienza di investitore sui mercati obbligazionari alle spalle.

Qui, ci troviamo dinnanzi alla scelta tra due bond con scadenze non troppo dissimili, dato che il BTp 1 maggio 2031 e cedola 6% (ISIN: IT0001444378) scade tra circa 10 anni e 1 mese e mezzo, mentre il BTp 1 marzo 2030 e cedola 3,5% (ISIN: IT0005024234) arriva a scadenza tra poco meno di 9 anni. La “duration” del primo è di 8 anni, del secondo di 7,3 anni. Sappiamo che questo valore ci fornisce la volatilità dei prezzi rispetto alle variazioni dei rendimenti.

In altre parole, questi due titoli si mostrano grosso modo simili quanto a rischio di trading. A fronte della scadenza più lunga, infatti, la maggiore cedola frena la caduta dei prezzi del BTp 2031 nelle fasi di risalita dei rendimenti. E proprio questa sua caratteristica lo rende più attraente agli occhi del mercato, se è vero che il bond offriva ieri lo 0,57% contro lo 0,71% del BTp 2030, il quale eppure ha scadenza di oltre 1 anno più corta.

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Il confronto tra i due bond

Il lettore ci chiede se sia corretto acquistare più BTp 2031, anziché BTp 2030. Premettendo che non sia nostro compito suggerire investimenti di alcun tipo, la risposta ci sembra affermativa. Ecco perché. Come detto, un bond si può acquistare per tenerlo fino alla scadenza o per rivenderlo alla prima occasione possibile.

Nel primo caso, conterebbe solo il rendimento, nel secondo anche la volatilità del titolo. Tanto più alta, quanto più rischioso l’investimento. Nel caso in esame, il BTp 2031 rende poco meno del BTp 2030, a fronte di un rischio teorico di poco più alto. Nel caso in cui i tassi di mercato tornassero a scendere, magari a seguito del restringimento degli spread sul segmento medio-lungo, il primo consentirebbe all’obbligazionista di portare a casa una plusvalenza più elevata, pur di poco.

Se guardassimo solo alla cedola netta, rapportata al valore effettivo dell’investimento, troveremmo che il BTp 2031 ci corrisponda il 3,46% all’anno, mentre il BTp 2030 solamente il 2,43%. Chiaramente, alla scadenza l’extra-rendimento del primo sarebbe più che divorato dalla maggiore minusvalenza lorda accusata, pari a oltre il 34% contro il 20,6% dell’altro bond. Resta il fatto che fino ad allora l’investitore percepirebbe un tasso d’interesse netto effettivo maggiore e che all’atto del rimborso avrebbe ottenuto un rendimento annuo appena più basso.

Ha senso comprare il BTp con maxi-cedola 8,5% e tenerlo in portafoglio fino a giugno?

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