L’anno che si sta per concludere si è rivelato straordinariamente positivo per i titoli di stato a 10 anni. Tanto per avere un’idea, il rendimento del BTp a 10 anni è passato dall’1,35% allo 0,50%. Nel complesso, a novembre il rendimento medio ponderato dei nostri bond sul mercato secondario non arrivava nemmeno allo 0,33%. E a dicembre, dovrebbe scendere ai nuovi minimi storici. Del resto, i rendimenti adesso sono negativi fino alla scadenza dei 5 anni e su quella a 7 anni, rappresentativa della durata media dell’intero stock del debito pubblico italiano, sono sprofondati all’attuale 0,12%.

Secondo Assiom-Forex, nel 2021 potremmo vedere un aggiornamento dei minimi storici lungo la curva dei BTp.

Alla base della previsione c’è sempre la BCE. Nel marzo scorso, subito dopo l’irruzione della pandemia in territorio europeo, ha varato un programma emergenziale di acquisti per 750 miliardi di euro. A giugno, lo elevava già a 1.350 miliardi, estendendolo fino al giugno dell’anno prossimo. E all’ultimo board dell’anno di due settimane fa, il PEPP veniva potenziato ulteriormente a 1.850 miliardi e con durata fino al marzo 2022. Oltre a ciò, resta in vigore il “quantitative easing” da 20 miliardi mensili e si terranno ancora più aste T-Ltro e Peltro nel corso del 2021, al fine di far fluire liquidità ingente e a costi negativi alle banche dell’Eurozona.

La lenta morte dei BTp (e non solo) per mano della BCE

I fattori che incideranno sui BTP nel 2021

Le emissioni nette di BTp nel 2021 dovrebbero essere più che coperte dagli acquisti della BCE. Questo porterà i rendimenti a sostare ai livelli attuali o a contrarsi ancora più in basso. Ma sul futuro a breve dei nostri bond pesano anche due fattori non di poco conto. Uno di questi è il rischio politico. Il governo Conte è lacerato dalle divisioni nella maggioranza e a gennaio s’imporrà una verifica dall’esito incerto.

Le probabilità che cada aumentano di settimana in settimana. In teoria, questo scenario condurrebbe a una maggiore volatilità dei BTp e a una lievitazione dei rendimenti. Bisogna capire, però, quale sarebbe lo sbocco di un’eventuale crisi di governo. Tutti agitano in questi giorni lo spettro delle elezioni anticipate, ma forse più per serrare i ranghi nei partiti della maggioranza e avvertire che senza Giuseppe Conte a Palazzo Chigi si rischia di andare a casa. Le opposizioni dal canto loro non cavalcano più il solo cavallo di battaglia delle urne e specialmente la Lega apre a un governo alternativo, pur attualmente poco probabile.

Se al posto di Conte vi fosse un altro governo d’impronta tecnica o sostenuto da una larga maggioranza parlamentare, probabile che i BTp reagirebbero positivamente e i rendimenti collasserebbero più vicino ai livelli spagnoli. Ma al di là della politica, ci sarà l’evoluzione della pandemia a fare la differenza. Se i vaccini contro il Covid si riveleranno efficaci, dalla prossima primavera le tensioni sui mercati si dipaneranno e, a quel punto, le prospettive di ripresa economica si consolideranno, così come quelle di reflazione.

Per i titoli di stato, in particolare, sarebbe una cattiva notizia. I capitali tornerebbero ad affluire verso gli assets meno sicuri, grazie alla maggiore propensione al rischio, mentre il surriscaldamento delle aspettative d’inflazione richiederebbe rendimenti nominali più alti. Infine, gli stessi stimoli monetari straordinari della BCE saranno giunti al capolinea, contestualmente alla tolleranza della Commissione verso bilanci pubblici in forte deficit. I mercati torneranno a guardare con maggiore attenzione ai fondamentali. E con un rapporto debito/PIL esploso sopra il 160%, per l’Italia sarà un test estremamente importante. E le agenzie di rating resteranno a guardare?

BTp tra le destinazioni top per rendimenti reali, superati solo da Grecia e Spagna

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