Il rand sudafricano si appresta a chiudere l’ultimo trimestre dell’anno con un rafforzamento dell’8% contro l’euro. Un’ottima notizia per chi nei mesi scorsi aveva scommesso su questa valuta emergente. Il Sudafrica è reduce da declassamenti multipli al suo rating sovrano, ormai “spazzatura” secondo tutte le principali agenzie internazionali. Ma come vi abbiamo spiegato in un articolo di ieri (leggi qui) le potenzialità di risalita sembrano sussistervi. Il rischio sovrano certamente non va sottovalutato, per questo rivolgiamo lo sguardo alle obbligazioni sovranazionali emesse in rand sudafricani.

Esse non presentano alcun rischio di credito, dati i rating massimi di cui beneficiano organismi come la Banca Mondiale, mentre rappresentano una scommessa interessante sull’evoluzione dei tassi di cambio.

Sono due i titoli che vi proponiamo ed entrambi sono stati emessi dalla Banca Mondiale senza cedola. Uno ha scadenza 29 dicembre 2028 (ISIN: XS0082720698). La sua quotazione odierna si attesta sotto 59 centesimi. Questo significa che tra 8 anni esatti riscuoteremmo 100, cioè vedremmo il nostro capitale lievitato di oltre il 70% (41/59). Su base annua, equivarrebbe a un rendimento medio lordo dell’8,8%. Se effettuiamo il calcolo composto, sarebbe del 6,9%.

L’altro bond ha scadenza 29 maggio 2035 (ISIN: XS1238805102). Presenta una quotazione nettamente inferiore, dovendo scontare una durata più lunga. Oggi, lo si acquista intorno a 32,50 centesimi, offrendo così un rendimento medio annuo lordo semplice del 14,7% e composto dell’8,2%. Il primo bond ha guadagnato più del 4% questo trimestre, il secondo il 2,5%. Non sono grosse variazioni rispetto ai guadagni messi a segno dal rand sudafricano, la valuta in cui risultano denominati. Ad ogni modo, questo significa che a un investitore dell’Eurozona avrebbero reso virtualmente più del 12% il primo e il 10,5% il secondo, in appena tre mesi.

L’andamento dei bond dalle emissioni

E come sono andate le cose dalle rispettive emissioni? Il bond 2028 venne emesso a fine 1997, debuttando come ultra-trentennale a un prezzo di appena 2,96 centesimi.

In questi 23 anni, si è apprezzato del 1.780%. A quei tempi, l’euro non esisteva ancora, ma attraverso l’unità di conto utilizzata allora dall’area SME, denominata ECU, possiamo stimare il cambio contro il rand a 1:5. Dunque, la valuta sudafricana risulta avere perso circa il 72% in questo lungo periodo contro la moneta unica. Il rendimento effettivo del bond, quindi, sarebbe sceso a meno del 500%, pari a un 8% medio annuo. Niente affatto male.

E passiamo al secondo bond, emesso a 17,50 centesimi in data 29 maggio 2015, quando il cambio tra euro e rand si attestava a 13,10. La valuta ha perso il 27%, a fronte di un apprezzamento del titolo dell’86% per un rendimento medio annuo di oltre il 9%. Un affare. Per il futuro nessuno può avere certezze. Sappiamo, semmai, che nell’ultimo decennio il rand ha perso contro l’euro la media del 4,2% all’anno. Tanto, ma molto meno di quanto offrano oggi i due bond in questione. A questi ritmi, continuerebbero ad esitare rendimenti effettivi sostanziosi, specie in un ambiente di bassi bassissimi come quello di questi anni.

Speculare sulle valute emergenti, attraverso tre emissioni della Banca Mondiale

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