Il 2024 sarà l’anno buono per la privatizzazione di Monte Paschi. Lo ha dichiarato l’altro giorno il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso della conferenza stampa per la presentazione del Def 2024. E rispetto ai prezzi di borsa, ha aggiunto, i pretendenti dovranno pagare “un premio” per ottenere il controllo della banca senese. La quota in mano allo stato è del 26,73% dopo la vendita di un primo blocco del 25% a novembre e di un secondo del 12,50% a marzo per complessivi 1,57 miliardi di euro.

E ad avvantaggiarsi da questo scenario ci sono anche le obbligazioni Monte Paschi, comprese le temute subordinate degli anni passati.

Aggregazione o scenario stand-alone

Ad oggi, però, nessuno si è fatto avanti in Italia e all’estero per rilevare il controllo dal Tesoro. Unicredit, Banco Bpm e Bper restano le principali realtà indiziate, sebbene abbiano sempre respinto ogni interesse per l’istituto. Tuttavia, il ritorno all’utile e lo stacco del primo dividendo dopo tredici anni hanno accresciuto le probabilità dello scenario “stand-alone”, cioè solitario. Si specula da settimane sull’ipotesi di trasformare la banca in una “public company“. In sostanza, tanti piccoli soci e nessuno realmente di controllo.

Rischi percepiti in calo

Le obbligazioni Monte Paschi con scadenza 18 gennaio 2028 e cedola 7,708% (ISIN: XS1752894292) si acquistano in queste ore ad un prezzo superiore a 104 e offrono un rendimento lordo del 4,56%. Tra settembre e ottobre del 2022, la quotazione si aggirava intorno a 45 centesimi. Da allora, quindi, è esplosa di oltre il 130%. E la scadenza del 23 luglio 2029 con cedola 10,50% (ISIN: XS2031926731) è passata nello stesso arco di tempo da circa 50 centesimi a 118 e ora rende il 6,43%. Anche in questo caso siamo in presenza di più che un raddoppio. Infine, la scadenza del 22 gennaio 2030 con cedola 8% (ISIN: XS2106849727) si acquista attualmente sopra la pari. Era sotto 47 centesimi nell’autunno del 2022.

In tutti e tre i casi si tratta di obbligazioni Monte Paschi di tipo subordinato, cioè ad alto rischio teorico.

Ciononostante, il mercato continua a comprare, evidentemente scontando pericoli in calo. La banca è stata pulita dalla zavorra dei crediti deteriorati e i rischi legali sono stati sorprendentemente compressi dalle recenti sentenze a carico degli ex dirigenti. Gli stessi costi sono stati tagliati e con l’aumento dei tassi di interesse è salita anche la marginalità con gli annessi profitti.

Boom obbligazioni Monte Paschi ricompensa per gli investitori fiduciosi

Il boom dei prezzi delle obbligazioni Monte Paschi rappresenta la ricompensa per quegli investitori che credettero nella banca senese in uno dei suoi momenti più bui. Subito dopo avere toccato i minimi si tenne l’ennesimo aumento di capitale in pochi anni. Entrarono 2,5 miliardi nelle casse dell’istituto, di cui 1,6 miliardi a carico del Tesoro. Da allora è partito il vero rilancio. Il 2023 è stato da incorniciare e le prospettive in questi primi mesi del 2024 sono rimaste positive grazie all’uscita progressiva dello stato dal capitale.

[email protected]