Mediobanca ha emesso in questi giorni obbligazioni senior in dollari per un controvalore di 40 milioni, attraverso la controllata Che Banca! Il bond ha scadenza 12 dicembre 2022 e corrisponde annualmente, a partire dal 12 dicembre 2020, una cedola fissa dell’1,70%. Poiché l’emissione avverrà alla pari, il rendimento coinciderà in un primo momento con il tasso cedolare. Che fare? Per capire se sia conveniente l’acquisto di un simile titolo, bisogna analizzarne i rischi e le opportunità alternative. Partiamo dai primi. Il fattore chiave sarà il tasso di cambio euro-dollaro.

Più esso salirà rispetto ai livelli attuali, minore sarà il capitale che ci verrà rimborsato alla scadenza, una volta che questo sarà riconvertito in euro. E a dire il vero, l’euro è atteso in rafforzamento contro il dollaro nei prossimi anni. Di quanto? Stando ai futures di CME Group, di circa il 6,5% al dicembre 2022.

In altri termini, se avessero ragione gli investitori, al termine del periodo di investimento, le obbligazioni Mediobanca varrebbero meno del monte-cedole riscosso nell’arco del triennio, cioè il rendimento effettivo sarà risultato negativo. E si consideri un altro dato: se volessimo investire in dollari e per lo stesso orizzonte temporale, il Treasury ci offre oggi un rendimento dell’1,60%, praticamente solo di poco inferiore a quello di Mediobanca, ma a fronte di un rischio di credito nullo. Ricordiamoci, infatti, che i titoli del debito sovrano americano sono considerati nel mondo un bene rifugio, mentre la banca italiana gode di un rating medio-basso, un non rassicurante “BBB”.

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Gli altri rischi

Le obbligazioni Mediobanca saranno esposte alle variazioni che subiranno nel frattempo i BTp, i titoli di stato italiani. Questo, perché come tutte le altre banche italiane, Piazzetta Cuccia possiede bond governativi e risente del loro andamento sul mercato in un senso o nell’altro.

E poiché l’apprezzamento dell’euro andrebbe di pari passo all’aumento dei rendimenti sovrani nell’Eurozona e, per contro, al calo dei prezzi obbligazionari, i rischi di cambio verrebbero amplificati da una probabile riduzione del valore dei bond stessi, penalizzandoci nel caso in cui volessimo disinvestire anticipatamente.

Per non parlare del rischio di liquidità. L’emissione è quantitativamente molto scarsa e Mediobanca si riserva il diritto di effettuare il delisting alla Borsa di Dublino, ove la quotazione divenisse operativamente onerosa da mantenere. In altre parole, potremmo trovarci nell’impossibilità di rivendere tempestivamente i titoli, dovendo ricorrere “over the counter” e chissà a quali prezzi.

Infine, si consideri che Mediobanca ha emesso nel 2015 altre obbligazioni in dollari e sempre con scadenza 2022, ma nel mese di aprile (ISIN: IT0005090045). Esse offrono cedola legata al Libor Usd a 3 mesi, ma con un “floor” del 2% e un tetto del 3,8% annui. Ebbene, questi titoli rendono oggi il 3,24%, probabilmente scontando una caduta attesa per il Libor, cioè i tassi di mercato americani, attualmente sopra l’1,90% per la scadenza trimestrale. E a sua volta, questo calo avverrebbe in un contesto di indebolimento del dollaro, il quale resta forte contro le altre valute, euro compreso. A conti fatti, l’emissione di Mediobanca si mostra assai avida. Semmai, rappresenta un’opportunità speculativa per quanti volessero scommettere su un rafforzamento a breve del dollaro contro l’euro, fermo restando che allo scopo tanto varrebbe puntare sui titoli sovrani degli States.

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