I conti correnti e deposito non fruttano interessi, inutile girarci attorno. Qualche banca pubblicizza offerte allettanti, ma riservate quasi sempre ai nuovi clienti e per un periodo breve. Parcheggiare liquidità presso gli istituti erode potere d’acquisto, senza parlare della beffa delle commissioni e dell’imposta di bollo, che nei fatti si traducono in un costo certo per la stragrande maggioranza dei risparmiatori. Esistono alternative sicure e facili da comprendere? In questo articolo vi proponiamo due titoli: l’obbligazione di Cassa depositi e prestiti (CDP) con scadenza 20 marzo 2022 (ISIN: IT0005090995) e il CcT-Eu del Tesoro in scadenza il 15 giugno 2022 (ISIN: IT0005104473).

Social Bond CDP 2030, rendimento a confronto con BTp a 10 anni

Il primo bond ha cedola variabile corrisposta trimestralmente e pari all’Euribor a 3 mesi + uno spread dello 0,50%. Poiché in questo momento, l’Euribor a 3 mesi si attesta al -0,40%, la cedola risulta positiva, pur di poco, cioè dello 0,10%. Ma il titolo quota appena sopra la parità, oggi a 100,16. Ciò deprime il già quasi nullo rendimento, abbassandolo allo 0,024%.

Quanto al CcT-Eu, esso corrisponde ogni sei mesi una cedola, che su base annuale è pari all’Euribor a 6 mesi + uno spread dello 0,55%. Oggi, l’Euribor a 6 mesi è al -0,339%, per cui la cedola annuale risulta dello 0,2110%. Anche questo titolo quota sopra la parità e per l’esattezza a 100,56. Il rendimento alla scadenza attualmente si colloca così in territorio negativo, al -0,027%. Dal confronto tra i due bond, notiamo come quello emesso dalla CDP sia più conveniente, a fronte di una scadenza di circa tre mesi più corta.

Effetto tassi

Naturale che sia così. CDP è un ente controllato dal Tesoro per l’83%, per cui i suoi debiti vengono considerati alla stregua di quelli sovrani, offrendo rendimenti sostanzialmente simili lungo la curva, pur di poco superiori. Scartando l’ipotesi di investire in bond con rendimenti negativi, i quali infliggono perdite certe alla scadenza, non resterebbe che optare per quello emesso dalla CDP.

Certo, considerando che parliamo di un rendimento sostanzialmente nullo e che la sola tenuta del conto titoli comporti il pagamento di un’imposta di bollo pari allo 0,2% dell’investimento, l’alternativa al conto corrente o deposito non si rivela così nitida.

Ma nel caso in esame, almeno potremmo speculare sul rialzo dei tassi di mercato, sebbene da qui ai prossimi 2 anni non immaginiamo chissà quali variazioni. Lo stesso discorso, ad essere onesti, varrebbe per il CcT-Eu, pur partendo sfavorito da rendimenti inferiori e negativi. L’Euribor è il tasso d’interesse medio giornaliero praticato nell’Eurozona tra le principali banche. Esso risente direttamente dell’andamento del Bund, il titolo di stato di riferimento nell’unione monetaria, i cui rendimenti viaggiano lungo la curva delle scadenze su livelli inferiori. Il trimestrale tedesco offre oggi, ad esempio, il -0,59% e poco di più il semestrale.

Un anno fa, quando un rialzo dei tassi BCE sembrava non così lontano, l’Euribor a 3 mesi viaggiava in area -0,30%, quello a 6 mesi al -0,25%. Da allora, le variazioni sono state contenute in entrambi i casi nell’ordine dello 0,10% ed è probabile che si manterranno minime anche nei prossimi mesi, a meno che attecchisca un minimo d’inflazione, spingendo Francoforte ad accelerare i piani di uscita dall’iper-accomodamento monetario. Date le scadenze corte, non aspettiamoci una risalita celere dei tassi di riferimento, con annessa rivalutazione delle cedole. Va detto, però, che man mano che le aspettative sui tassi si facessero rialziste, i prezzi dei titoli salirebbero, scontando un aumento del rendimento. E quello sarebbe il momento opportuno per disinvestire, qualora si puntasse a realizzare una qualche plusvalenza, anziché attendere la scadenza.

Bond CDP marzo 2022, la scommessa sull’Euribor sostiene il titolo

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