In settimana, Cassa depositi e prestiti ha emesso un Social Bond senior non garantito da 750 milioni di euro, raccogliendo ordini superiori ai 5 miliardi da parte di oltre 270 investitori, di cui il 65% dall’estero. Grazie all’ottimo riscontro sul mercato primario, il rendimento esitato è risultato di 113 punti base sopra il “midswap” di riferimento, nettamente inferiore alla guidance iniziale di +135 bp. I bookmaker dell’operazione sono stati Banca IMI, Credit Agricole, Hsbc, Mediobanca, Ubi e Unicredit. Il rating atteso da S&P e Fitch sarebbe di “BBB”, sostanzialmente in linea con quello assegnato ai titoli del debito sovrano.

L’emissione è avvenuta nell’ambito delle politiche ESG (Ambientali, Sociali e Governance), vale a dire all’insegna della cosiddetta finanza sostenibile. I proventi saranno destinati a sostenere progetti di edilizia sociale per favorire le famiglie a basso reddito, che non possano permettersi l’acquisto di una casa ai prezzi di mercato o per via della carente offerta nell’area in cui risiedono. Il taglio minimo acquistabile è stato fissato a 100.000 euro e il collocamento è stato riservato ai soli investitori istituzionali. Il titolo verrà quotata alla Borsa di Lussemburgo. La data di regolamento è il prossimo 11 febbraio.

Il Social Bond di CDP ha scadenza 11 febbraio 2030, cioè trattasi di un decennale. Poiché alla data di emissione, il tasso medio a 10 anni nell’Eurozona si attestava al -0,03%, il rendimento offerto è stato in area 1,10%, superiore allo 0,95% del BTp aprile 2030 nella stessa seduta. In altri termini, il Social Bond è stato prezzato a premio di una quindicina di punti base. Il debito emesso da CDP rende sempre in linea con quello sovrano, essendo l’ente controllato dal Tesoro per circa l’83%, di fatto considerato una longa manus del governo per fare politica industriale.

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Rendimenti a premio sui BTp

La differenza può sembrare minima, ma di questi tempi riuscire a spuntare lo 0,15% in più su un titolo con scadenza non lunghissima è già qualcosa, fermo restando che parliamo di livelli assoluti comunque bassi e teoricamente insufficienti a coprirci dall’inflazione fino alla data del rimborso.

E si consideri anche che il rischio di credito qui è nei fatti nullo, similmente a quello connesso all’acquisto di BTp. Mai il Tesoro farebbe fallire una società percepita come sua proxy sui mercati finanziari. Tant’è vero che dallo scorso anno, l’Unione Europea ha imposto di ricalcolare il debito pubblico degli stati membri e l’Italia ha dovuto sommare al suo stock anche gli interessi arretrati accumulati per il futuro pagamento dei Buoni fruttiferi postali, distribuiti da Poste Italiane per conto proprio della CDP, a conferma che stiamo parlando di un debito sovrano a tutti gli effetti.

Lo scorso giugno, sempre la CDP aveva emesso obbligazioni a tasso misto con scadenza giugno 2026 e che allo stato attuale offrono un rendimento stimabile intorno allo 0,95%, circa mezzo punto in più del BTp di uguale durata. Lo spread, in questo caso, risulta superiore ai 20 bp dell’emissione di questa settimana. Ma va detto che il rendimento del bond 2026 non è determinabile, essendo le cedole dopo il secondo anno legate all’Euribor a 3 mesi, per cui il mercato gioca sulle aspettative per quest’ultimo. Alla sua emissione di otto mesi fa, sempre a parità di Euribor fino alla scadenza, il premio risultò di 30 bp, nettamente inferiore a quello odierno. Che i BTp siano ipercomprati?

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