Entro questo mese, Aramco emetterà nuove obbligazioni in dollari per un controvalore di 5 miliardi. I titoli saranno denominati presumibilmente sia in valuta americana che locale e avranno la forma dei “sukuk”. I sukuk sono obbligazioni islamiche compatibili con la Sharia, la quale vieta di prestare denaro dietro il pagamento di un tasso d’interesse. Il mandato è stato affidato alle seguenti banche: First Abu Dhabi Bank, HSBC, NCB Capital e Standard Chartered.

L’operazione servirà alla compagnia petrolifera saudita a finanziare lo stacco del maxi-dividendo da 75 miliardi di dollari promesso in fase di IPO al mercato.

La quotazione in borsa risale al dicembre 2019, poco prima della pandemia. Aramco raccolse in quel frangente 29,4 miliardi di dollari, collocando appena l’1,5% del capitale. Mai era stato incassato così tanto da una società nel mondo con una IPO.

Quest’anno, poi, dovranno essere rifinanziati debiti per 10 miliardi contratti nel 2015. Le prime emissioni di obbligazioni Aramco risalgono alla primavera del 2019, quando la società raccolse 12 miliardi e attirò ordini sopra i 100 miliardi. E nel novembre 2020, emise altri 8 miliardi con un bond in 5 tranche. Il debito della compagnia è quasi quadruplicato nell’ultimo biennio, a seguito dell’acquisizione di SEBIC, la società petrolchimica saudita.

Rischi delle obbligazioni Aramco

Il rischio di credito delle obbligazioni Aramco è medio-basso, stando alle agenzie di rating (A/A1). Malgrado il collasso delle quotazioni petrolifere nel corso del 2020, la compagnia è riuscita a maturare un utile netto di 49 miliardi di dollari, pur quasi dimezzato dagli 88,2 miliardi del 2019. Nell’ultimo triennio, considerato anche il primo trimestre del 2021, ha messo a segno utili per un totale di 270 miliardi. Parliamo della società più redditizia al mondo. E poiché arriva a produrre circa il 10% dell’intera offerta globale, dispone di un potere di mercato considerevole nell’orientare i prezzi. Lo dimostra la rapida risalita del Brent dopo il maxi-taglio dell’offerta deciso dall’OPEC, di cui i sauditi sono leader di fatto.

Dei 75 miliardi di dividendo da distribuire, la quasi totalità andrà nelle casse del regno saudita. Da notare che i profitti quest’anno dovrebbero risultare nettamente maggiori del 2020, sia perché le quotazioni sono risalite a 70 dollari, sia anche per l’accresciuta produzione. Acquistando le obbligazioni Aramco, comunque, ci si esporrebbe a un rischio di cambio, nonché alla volatilità delle quotazioni petrolifere. Resta il fatto che i sukuk non siano strumenti accessibili agli investitori individuali stranieri per via delle loro caratteristiche peculiari.

[email protected]