Il colosso del cemento messicano Cemex ha emesso alla pari sul mercato nuove obbligazioni in dollari per 1 miliardo, nel corso della settimana scorsa. Il bond con scadenza giugno 2027 ha offerto una cedola del 7,375%, inferiore a quella immaginata poco prima del collocamento, quando si parlava di un rendimento in area 8%. Ad essersi occupati dell’emissione sono stati BBVA, Citi, Crédit Agricole e JP Morgan, mentre Bank of America, HBSC, ING e Mizuho hanno agito in qualità di bookrunners passivi.

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Prima dell’emissione, il debito obbligazionario di Cemex ammontava a 6,2 miliardi di dollari, di cui 4,6 miliardi denominato in valuta americana e 1,6 miliardi in euro, a fronte di un indebitamento complessivo a lungo termine di 10,2 miliardi.

A fine maggio, il rating della società è stato declassato a “BB-” con outlook negativo da Fitch, riflettendo un indebolimento atteso dei fondamentali finanziari, a causa di un rapporto tra indebitamento ed EBITDA che quest’anno arriverebbe a 6, scendendo a 5 nel 2022, secondo l’agenzia, la quale rimarca come questi livelli siano “alti” per una società con rating “BB-“, quasi ad avvertire che vi sarebbero rischi di ulteriori “downgrade” nei prossimi mesi. Del resto, le prospettive restano negative.

La ripresa dell’EBITDA, infatti, quest’anno risulterebbe più lenta di quanto atteso dalla società prima dell’emergenza Coronavirus, a causa del rallentamento globale, che ha ridotto la domanda di cemento nel mondo. Si consideri, poi, che se da un lato Cemex detiene debito per il 92% contratto in valute straniere, dall’altro appena il 35% del suo EBITDA è denominato in valute pesanti. Dunque, i suoi ricavi si hanno perlopiù in pesos e altre valute emergenti, contrariamente alle esposizioni, quasi interamente in dollari, euro, etc. E non si tratta di una buona notizia, specie in una fase come questa, caratterizzata da forti contraccolpi proprio ai danni di valute emergenti come il peso.

Quest’anno, ha perso il 12,5% contro il dollaro, pur recuperando il 15% dai minimi toccati a marzo.

Buone prospettive post-Covid-19

Il titolo da poco emesso contiene una clausola, in base alla quale la società si riserva la facoltà di riacquisto delle obbligazioni con 4 anni di anticipo rispetto alla scadenza fissata, vale a dire già a partire tra tre anni. Questo nei fatti costituisce un rischio per l’investitore, che si ritroverebbe eventualmente a godere della lauta cedola per un periodo di tempo inferiore al previsto, esponendosi ai tassi di mercato, che all’atto del riacquisto potrebbero giacere su livelli inferiori a quelli odierni, non consentendogli di reimpiegare i proventi allo stesso rendimento.

Le obbligazioni novembre 2029 e con “call” possibile nel 2024, emesse nel novembre scorso alla pari e con cedola 5,45% (ISIN: US151290BV44), l’altro ieri chiudevano la seduta a una quotazione di 93,27, offrendo un rendimento del 6,71%. Eppure, dai minimi toccati a marzo, hanno recuperato ben il 50% del loro valore, pur rimanendo sotto i livelli di emissione. Analogo il rimbalzo del quinquennale con scadenza gennaio 2025 e cedola 5,70% (ISIN: USP2253TJE03), che sempre l’altro ieri quotava a 98,29 centesimi, rendendo il 6,28% e segnando un rialzo di quasi un terzo dai minimi di marzo. La graduale ripartenza delle economie dopo i “lockdown” dei mesi scorsi sostiene i prezzi, anche perché Cemex è attiva in un segmento di mercato – quello delle costruzioni- molto legato alla congiuntura. E fatto salvo quanto spiegato sopra, non potrà che avvantaggiarsi del ritorno alla produzione del vicino americano, in particolare.

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