Anche la Grecia ha approfittato della congiuntura positiva sul mercato obbligazionario per emettere il suo nuovo bond a 10 anni. Lo ha fatto ieri dopo che lunedì aveva annunciato il collocamento sindacato tramite le seguenti banche: Barclays, Bank of America, Commerzbank, Goldman Sachs, JP Morgan e Société Générale. L’ultima emissione riguardante una scadenza decennale era avvenuta nel mese di novembre al rendimento del 4,44%. Le attese erano per l’offerta di 2,5 miliardi di euro. Invece, gli ordini sono stati così elevati – 21,9 miliardi all’apice del collocamento – che l’Agenzia di gestione del debito (PDMA) ha deciso di aumentarla a 3,5 miliardi.

Si consideri che le emissioni dell’intero 2023 sono attese nell’ordine dei 7 miliardi, possibilmente 8 con la probabile emissione del primo green bond sovrano ellenico.

E così, con il bond a 10 anni di ieri la Grecia ha soddisfatto già la metà della sua raccolta annuale. Le prime indicazioni davano il rendimento atteso in area +185 punti base o 1,85% sopra il tasso “midswap”. Grazie all’alta domanda, è stato rivisto a +155 punti base o 1,55%. Esso è stato del 4,279%, considerevolmente inferiore al 4,6-4,7% inizialmente atteso. Nel dettaglio, la cedola è stata fissata al 4,25% e il prezzo esitato è stato di 99,782 centesimi. Sul mercato secondario, l’attuale “benchmark” decennale con scadenza 18 giugno 2032 e cedola 1,75% offriva un rendimento del 4,22% nelle stesse ore, in rialzo dal 4,13% della seduta di lunedì.

Il nuovo bond a 10 anni ha scadenza 15 giugno 2033. Le buone condizioni spuntate attraverso il collocamento risentono del miglioramento sul fronte fiscale ottenuto dalla Grecia. Il debito pubblico, esploso ben sopra il 200% del PIL con la pandemia, alla fine dello scorso anno ha chiuso al 175%. Resta, comunque, il più alto dell’Area Euro. Ciononostante, Atene si aspetta un upgrade da parte di almeno una delle principali agenzie di rating. Il giudizio di Fitch è atteso per fine gennaio. Attualmente, essa assegna ai bond della Grecia il rating BB, sopra il Ba3 di Moody’s e meno del BB+ di S&P.

A quest’ultima basta un solo gradino in più per far tornare il debito sovrano ellenico in area “investment grade”.

Rischio instabilità per bond Grecia

Entro gennaio arriveranno a scadenza 4 miliardi di euro di titoli di stato. Complessivamente, il fabbisogno finanziario quest’anno è atteso nell’ordine del 10% del PIL. Tuttavia, a contribuire al suo soddisfacimento sarà soprattutto l’uso delle scorte di liquidità del Tesoro, relativamente alte in questi anni. Formalmente, Atene non avrebbe alcun bisogno di emettere titoli di stato per rifinanziare il debito in scadenza e per accenderne di nuovo nel medio termine. Le emissioni servono sia a mantenere elevate le scorte di liquidità, così da rassicurare il mercato, sia a contenere la spesa per interessi per il caso in cui salissero anche nel prossimo futuro.

Gli aspetti positivi non devono far tacere sui rischi legati ai bond della Grecia. In primavera, con ogni probabilità a maggio, si terranno le nuove elezioni legislative. Il clima di relativo ottimismo sul futuro economico del paese ha attecchito particolarmente sotto il governo del premier conservatore Kyriakos Mitsotakis. Cosa accadrebbe nel caso di una maggioranza di sinistra? E a causa dell’assenza di premio di maggioranza alle prossime elezioni, il Parlamento è a forte rischio di instabilità. I sondaggi non assegnano alcuna maggioranza assoluta dei seggi ad uno dei principali partiti. Sono aspetti da tenere in debita considerazione, perché nei prossimi mesi il mercato sovrano ellenico può tornare sotto stress.

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