ENEL ha da pochi giorni emesso nuove obbligazioni sostenibili per un controvalore di 3,5 miliardi di euro. Si tratta del terzo collocamento di questo tipo nell’anno in corso. A giugno, la compagnia energetica aveva emesso altri 3,25 miliardi di euro e a luglio 4 miliardi di dollari. Nel dettaglio, i capitali raccolti serviranno per finanziare misure di abbattimento delle emissioni di CO2 (Scope 1), al fine di contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici, come da obiettivo 13 delle Nazioni Unite.

Contestualmente, ENEL ha lanciato una Tender Offer per il riacquisto e la successiva cancellazione di tre serie di obbligazioni denominate in dollari USA per un controvalore fino a 1,5 miliardi.

L’operazione è volta a raggiungere gli obiettivi fissati dal Piano Strategico del Gruppo, tra cui un rapporto tra debito sostenibile e totale al 48% entro il 2023 e al 70% entro il 2030.

Le obbligazioni sostenibili ENEL di nuova emissione sono state suddivise in tre tranche: 1,25 miliardi per la scadenza 28 maggio 2026 e cedola 0%; 1 miliardo per la scadenza 28 maggio 2029 e cedola 0,375%; 1,25 miliardi per la scadenza 28 settembre 2034 e cedola 0,875%. La quotazione dei titoli avverrà all’Euronext di Dublino.

Obbligazioni sostenibili ENEL, cedole basse e rating medio-alti

I bond in oggetto offrono tassi d’interesse fissi abbastanza magri, scontando un rischio di credito relativamente basso. L’emittente è valutato con rating BBB+ da S&P, A- da Fitch e Baa1 da Moody’s. Dunque, le obbligazioni ENEL sono considerate mediamente più sicure dei nostri titoli di stato. Per contro, magre le soddisfazioni economiche per quanti volessero acquistarle e detenerle in portafoglio fino alle rispettive scadenze.

Le obbligazioni sostenibili sono una categoria d’investimento più ampia dei green bond, prevedendo l’impiego dei capitali raccolti a favore di un maggiore ventaglio di opportunità. Si tratta di un mercato in crescita e destinato, quindi, a diventare più liquido e ricercato. Per questo riceve le attenzioni di quanti puntino a disinvestire prima della scadenza a prezzi auspicabilmente più alti.

Ma il rischio “greenwashing” è sempre in agguato: obbligazioni sostenibili solo pro-forma e che nei fatti si rivelano negli anni debito ordinario, magari piazzato dall’emittente sul mercato a costi più bassi.

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