Il premier Giuseppe Conte ha rassegnato le dimissioni nelle mani del presidente Sergio Mattarella nella mattinata di oggi. La decisione era ampiamente prevista e stata scontata sui mercati finanziari, dove i rendimenti dei titoli di stato avevano registrato una discreta fiammata nei giorni passati. Con l’ufficializzazione della crisi di governo, lo spread BTp-Bund a 10 anni, invece, si è ristretto sotto i 120 punti base, mentre il BTp decennale offre poco più dello 0,60%, sotto l’apice dello 0,71% toccato venerdì scorso. Certo, la curva delle scadenze italiana resta la più alta dell’Eurozona insieme a quella della Grecia, ma non possiamo affermare che le vicissitudini politiche di queste settimane abbiano influito in misura percettibile sui bond governativi.

Ben altra era stata l’accoglienza dei mercati al primo governo Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega. In tutti i primi mesi del nuovo esecutivo “giallo-verde”, lo spread si tenne altissimo e arrivò a toccare i 330 punti base. Come mai stavolta è diverso? Le risposte possono essere diverse. La prima riguarda certamente la BCE. Rispetto al 2018, quando aveva annunciato il ritiro degli acquisti con il “quantitative easing” a partire dall’anno successivo, l’istituto sta adottando una politica monetaria estremamente più accomodante. Non soltanto il QE è stato ripristinato a partire dal novembre 2019, ma con la pandemia è stato varato anche un nuovo programma di emergenza, noto come PEPP, ad oggi elevato a 1.850 miliardi di euro e che durerà almeno fino al marzo dell’anno prossimo. E poi ci sono le aste T-Ltro e Peltro, le quali anch’esse contribuiscono a iniettare liquidità sui mercati, passando per le banche e sostenendo i prezzi di tutti gli assets finanziari.

La lenta morte dei BTp (e non solo) per mano della BCE

Niente panico, torna Conte?

Ma ci sarebbe di più. La scorsa settimana, Bloomberg ha riportato che Francoforte starebbe controllando la curva dei rendimenti nell’Eurozona, similmente a quanto stiano facendo già le banche centrali di Giappone e Australia.

Poiché nel nostro caso avrebbe a che fare con 19 curve diverse, pare che stia ponendo un tetto agli spread, orientando gli acquisti in modo da contenerli entro i livelli desiderati. Se fosse vero, ciò spiegherebbe la scarsa sensibilità dei rendimenti italiani all’ennesima crisi di governo in pochi anni.

Obiettivamente, sembra curioso che una banca centrale non formalizzi esplicitamente un simile obiettivo. Il solo effetto-annuncio calmierebbe gli spread, dissuadendo gli investitori dallo scommettere contro la BCE e riducendo la quantità di acquisti necessari per centrare il target. Ad ogni modo, l’accomodamento dell’istituto starebbe avendo certamente un ruolo nel non fare implodere i prezzi del nostro debito sul mercato secondario e, di riflesso, alle aste del Tesoro.

Infine, un’ipotesi anch’essa del tutto valida e non necessariamente alternativa alle due sopra: i mercati non temono gli esiti di questa crisi di governo, in quanto confidano che si trovi una maggioranza parlamentare per consentire all’attuale premier o a un altro d’impronta europeista di portare avanti la legislatura. Le probabilità di elezioni anticipate appaiono remote, per cui nessuno si starebbe precipitando a vendere BTp, semmai si terrebbe in disparte per il momento, in attesa di capire come finiranno le consultazioni. Insomma, un Conte-ter o un governo “Ursula” travestito da unità nazionale per gestire la pandemia.

Le dimissioni di Conte arriveranno entro dopodomani. E poi?

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