Ha fatto parlare di sé in tutto il mondo il piccolo stato centramericano di El Salvador. Nelle scorse settimane, il Congresso ha approvato una proposta di legge presentata dal presidente Nayib Bukele per rendere Bitcoin una valuta legale. E in questi giorni è arrivata la prima risposta ufficiale da parte di un’istituzione finanziaria internazionale. L’agenzia Moody’s ha declassato il rating sovrano del paese da B3 a Caa1, al contempo mutando l’outlook da “stabile” a “negativo”.

E proprio i Bitcoin c’entrano nella decisione comunicata da Moody’s.

Infatti, secondo l’agenzia la “criptovaluta” minaccerebbe la stabilità macroeconomica di El Salvador, tra l’altro creando frizioni con partner come gli USA e un ente come il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Con quest’ultimo, il governo locale ha in corso trattative per ricevere un prestito da 1 miliardo di dollari. Tuttavia, proprio l’istituto di Washington è rimasto negativamente sorpreso dalla decisione di Bukele di introdurre il Bitcoin come valuta legale, rifiutandosi di collaborare con le autorità nazionali per sostenerne l’operazione.

Bond emergenti in calo dopo Bitcoin

Non si può neppure dire che prima ancora di Moody’s e FMI il mercato l’avesse presa bene. Il bond in dollari con scadenza aprile 2032 e cedola 8,25% (ISIN: XS0146173371) è crollato da una quotazione vicina a 112 raggiunta in aprile ai 90 centesimi di ieri. Un tonfo di poco inferiore al 20%, che ne ha fatto schizzare il rendimento sopra il 10%. Tassi proibitivi per rifinanziarsi sui mercati. Non va meglio sulle scadenze brevi. Il bond 24 gennaio 2023 e cedola 7,75% (ISIN: USP01012AJ55) nello stesso periodo è passato da 106 a meno di 97,50 centesimi. Offre, pertanto, un rendimento lordo in area 9,75%. Il rimborso di questo debito da 800 milioni preoccupa gli obbligazionisti, specie se per allora non arrivassero nelle casse statali i fondi dell’FMI.

Da potenziale volano per lo sviluppo economico, quindi, pare che Bitcoin stia impattando negativamente su El Salvador, alimentando scontri interni dopo le proteste di numerosi cittadini spaventati dall’idea di avere a che fare con una valuta altamente instabile.

Tuttavia, essa non sarà imposta per ricevere salari e stipendi, sebbene teoricamente non ci si potrebbe rifiutare di accettarla in pagamento per la compravendita di beni e servizi. Un esperimento i cui primissimi frutti appaiono avvelenati.

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