L’inflazione continua ad essere il grande cruccio delle famiglie, sia che vogliano investire o che si limitino a consumare. L’aumento dei prezzi resta elevato, per quanto calante rispetto ai mesi passati. A luglio, è stato del 6% su base annua. Non eravamo abituati a vedere questi numeri ormai da decenni. Per fortuna che esistono le obbligazioni indicizzate per coloro che volessero mettersi al riparo dalla perdita del potere di acquisto. Ed è proprio ad un indicizzato che faremo riferimento per cercare di capire quali siano nel nostro Paese le aspettative d’inflazione a lungo termine.

Il BTp Italia 28 giugno 2030 (ISIN: IT0005497000) resta il più lungo tra quelli emessi ancora in circolazione. Il suo debutto sul mercato risale a un anno fa. Fu un buon successo di ordini.

Venerdì scorso, il BTp Italia 2030 si acquistava sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana per meno di 96 centesimi. Chi lo avesse prenotato in fase di collocamento (alla pari) e decidesse oggi di rivenderlo, perderebbe più del 4% del capitale investito. Nei fatti, questi sono per il momento i valori minimi sin dall’emissione, per cui è altamente improbabile che un investitore abbia potuto comprare a prezzi ancora più bassi.

Inflazione italiana attesa

E il rendimento? Sulla base di queste quotazioni, il BTp Italia 2030 ci offre attualmente quasi il 2,30% lordo reale, cioè senza tenere conto dell’inflazione. Esso si confronta con circa il 3,95% offerto dal bond del Tesoro con cedola fissa e durata simile. La differenza dell’1,65% individua il tasso medio annuo d’inflazione attesa in Italia. Poiché il target d’inflazione della BCE è al 2%, il titolo ci segnala che saremmo su valori medi inferiori. E questa può essere una buona notizia per quanti temono, invece, che l’inflazione italiana resterà elevata a lungo insieme ai tassi di interesse.

Attenzione, però, a trarre conclusioni affrettate. Il Bund a 10 anni indicizzato all’inflazione europea segnala un tasso medio annuo atteso nell’ordine del 2,50%, sopra il target BCE.

E poiché a Francoforte la politica monetaria deve fare riferimento ai dati medi nell’area, a poco varrebbero le argomentazioni dei singoli stati membri. C’è il serio rischio, poi, che le maggiori aspettative d’inflazione nell’Eurozona rispetto all’Italia riflettano un andamento dell’economia atteso più vivace. Se così, gli spread resterebbero elevati o finanche aumenterebbero.

BTp Italia 2030, cedola dicembre bassa?

Per quanto riguarda più prosaicamente lo stacco della prossima cedola di dicembre, dopo il 2,214% incassato a giugno le previsioni non sembrano altrettanto positive. A luglio, l’indice FOI dovrebbe essersi attestato a 118,7, poco sopra quel 118,36 a cui si aggancerà la cedola del BTp Italia 2030 a dicembre. La rivalutazione dovrebbe esserci, per quanto probabilmente bassa. Solo se in ottobre – mese a cui sarà parametrata – l’inflazione annuale risultasse inferiore all’1,2% non ci sarebbe. Ma ci vorrebbe una decelerazione fin troppo rapida per giungere a un tale risultato. Se l’indice dei prezzi restasse, invece, invariato da qui a tutto ottobre, la cedola di dicembre risulterebbe all’incirca dell’1,1%. Si consideri che ciò avverrebbe con un’inflazione annuale per quel mese in area 1,5%, anche in questo caso un po’ troppo bassa per risultare credibile allo stato attuale delle cose.

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