E’ stato un non evento quello di ieri della Banca del Giappone. Il primo board dell’anno non ha portato alcuna novità di rilievo, contrariamente alle attese di parte del mercato. Il governatore Haruhiko Kuroda ci ha tenuto a precisare che il controllo della curva dei rendimenti funziona. Al termine della riunione, lo yen perdeva il 2% contro il dollaro e a salire erano bond e Borsa di Tokyo. Il Nikkei-225 chiudeva la seduta a +2,50%, mentre il rendimento del bond a 10 anni crollava fino a un massimo dello 0,12%, attestandosi a poco più dello 0,40%.

Era schizzato fino allo 0,5450% durante la scorsa settimana.

La Banca del Giappone una qualche novità l’ha annunciata, ma si tratta di un espediente tecnico scarsamente significativo. Da adesso, potrà erogare anche prestiti a tasso variabile della durata massima di 10 anni in cambio di collaterale di garanzia. Una mossa che intende ampliare gli strumenti per controllare la curva dei rendimenti dopo le settimane burrascose alle spalle. Dall’ultimo board del 20 dicembre, quando fu annunciato il raddoppio del rendimento-limite tollerato per la scadenza a 10 anni, l’istituto ha speso 34.000 miliardi di yen (circa 261,50 miliardi di dollari) per acquistare titoli di stato. Grosso modo, cinque punti di PIL nipponico. La scorsa settimana, in sole due sedute ha speso più di 10.000 miliardi di yen (circa 77 miliardi di dollari). Si stima che detenga oramai il 53% del debito pubblico domestico e che entro settembre/ottobre di quest’anno arriverà a possederlo tutto di questo passo.

Giappone al cambio di passo su tassi e QE

E’ stato anche infranto un ennesimo record da parte del Giappone: quattro sedute consecutive senza neppure uno scambio di bond tra privati. La liquidità del mercato è sparita. L’istituto è ormai l’unico acquirente dei titoli del debito pubblico. Ciononostante, non sta più riuscendo a contenere i rendimenti lungo la curva.

Costretto a concentrarsi sulla scadenza “benchmark” decennale, i rendimenti salgono sugli altri tratti. Il bond a 8 anni è arrivato ad offrire lo 0,70%.

Kuroda vuole completare il mandato senza svolte. Spetterà al successore, la cui nomina da parte del governo è attesa a settimane, porre fine verosimilmente ad oltre due decenni di allentamento monetario. Il cambio della guardia si avrà ad aprile. Probabile, ma non scontato, che il prossimo governatore faccia uscire il Giappone dalla lunga era dei tassi negativi e che rimetta mano alla politica di controllo della curva. Le previsioni macro segnalano un aumento dell’inflazione e una discesa del PIL rispetto alle precedenti. Tutte possibili indicazioni di una svolta monetaria quasi imminente.

L’alternativa sarebbe di acquistare bond sovrani in quantità insostenibili. Queste operazioni si traducono in un rilascio della liquidità, che si diffonde sui mercati e stimola al rialzo i prezzi al consumo. Con un’inflazione già salita al 3,8% a dicembre, il rischio di perdere il controllo della stabilità dei prezzi sta crescendo, specie se questa vistosa divergenza monetaria tra Giappone e resto del mondo avanzato rinfocolasse la crisi dello yen. Al successore di Kuroda spetterà la decisione ardua di mutare policy con un debito pubblico sopra il 260% del PIL. Non mancheranno i rischi fiscali.

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